FERMO - Dal 6 al 9 maggio, presso il Centro “Fraterna Domus” a Sacrofano (Roma) si è tenuto il XXVIII Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile, dal titolo «Domine, quo vadis?».
Presenti circa 500 partecipati tra incaricati diocesani, regionali, collaboratori e responsabili di associazioni e congregazioni impegnate nel servizio di pastorale giovanile; fra essi, anche una delegazione fermana composta da 6 membri dell’equipe diocesana, guidati dalla responsabile diocesana del Servizio per la Pastorale Giovanile, Keti Stipa.
Un convegno intenso e molto interessante, durante il quale si sono alternate diverse relazioni a laboratori di gruppi che hanno portato a riflettere, condividere esperienze e guardare insieme le realtà che le varie diocesi si trovano a vivere, attraverso la lente di quattro parole chiave: cura, comunità, adultità e comunione.
Nomi di rilievo fra i relatori presenti, come padre Paolo Benanti, membro New Artificial Intelligence; Maria Pia Colella, psicoterapeuta e scrittrice; Dalila Raccagni e don Giordano Goccini, membri dell’Osservatorio giovani Istituto Toniolo ed Emanuela Vinai del servizio nazionale per la tutela dei minori.
Degna di nota, la profonda comunione vissuta durante il momento di preghiera interreligioso insieme ai rappresentanti dei giovani ebrei, musulmani, induisti e buddhisti, oltre a quelli delle diverse confessioni cristiane; presente anche il direttore dell’Ufficio nazionale Cei per l’ecumenismo e il dialogo religioso, don Giuliano Savina, il quale ha definito quanto vissuto un “appuntamento storico”, dove, seppur le differenze erano evidenti, si è comunque potuto dimostrare che stare insieme nella preghiera e nella gioia è possibile ed i giovani possono veramente abbattere il muro delle divisioni.
Per i partecipanti al Convegno è stato certamente un momento di arricchimento e formazione, che ha portato tutti ad una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’essere a servizio dei giovani e in continuo cammino con loro: cosa non sempre facile ma possibile se ci si mette in gioco lasciando spazio al Signore nelle nostre azioni.
Da guida, una volta rientrati in diocesi, sono le parole di don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale giovanile: nella sua relazione finale ha evidenziato come l’identità di chi è coinvolto nel cammino “al servizio” dei giovani deve essere “mite, umile, aderente alla realtà e grato”, come singolo ma soprattutto come Chiesa. È necessario uscire dalla logica del “superuomo” e dall’individualismo, provando a creare sempre più relazioni, alleanze di accompagnamento per fare passi in avanti.