di Raffaele Vitali
AMANDOLA - Massimo Bottura, Fede e Tinto, ovvero il duo che ha reso Decanter una delle trasmissioni radio più amate in Italia, seduti nell’auditorium Carisap di Amandola. Un trio che insieme, da due anni, promuove Amandola, il suo festival Diamanti a Tavola, e tutti i Sibillini. “Domenica prepareremo la pizza dei Sibillini usando i formaggi della Cooperlat, un’eccellenza gioiello davanti alle telecamere de La 7” spiega Tinto che poi lascia a Fede il compito di entrare nel merito del progetto che ha portato il miglior cuoco del mondo in piazza Mazzini.
“Sono due anni che portiamo avanti insieme al Comune e a Stefano Greco questo progetto ambizioso che è nato per caso ed ha assunto un aspetto importante. Abbiamo chiamato un nostro grandissimo amico che è uno dei primi tre cuochi del mondo. Dico tre per stare low profile: Massimo Bottura. Quando gli l’ho proposto mi aspettavo una pernacchia, un ‘hai bevuto’. E invece il suo entusiasmo è stato incredibile. Ha aderito un anno fa e poi un altro”.
Bottura non è un cuoco qualunque, è stimato in tutto il mondo perché ha dedicato il suo tempo alla beneficenza, alla sostenibilità, alla charity, al beneficio sociale verso chi è meno fortunato. Lo ha fatto e ci ha creduto. “Con Expo è nato il refettorio ambrosiano. Lo chiamano per aprire luoghi dove la gente meno abbiente va a mangiare. Il progetto nasce perché lui dice ‘possibile che chi ha già dei problemi non possa neppure mangiare in un luogo caldo e illuminato?’. Il suo motto è Giusto dare dignità al cibo e alle persone che il cibo lo consumano. Con la Caritas e altri compagni di viaggio, questi sogni sono diventati realtà. Lo amiamo perché è un utopista. Parte da progetti e sogni, solo che poi lui li realizza”.
È nato così il rapporto con Amandola a cui serviva una luce. “Illumino questa terra con le mie tre stelle Michelin. Ma se sono qui è perché voglio esserci sono un uomo fortunato, posso decidere cosa fare. mi chiamano in tutto il mondo. Dico quasi sempre no. Poi ci sono dei sì convinti. Questo è uno di quelli”. Bravo il sindaco Adolfo Marinangeli, e con lui la Fondazione Carisap, che hanno saputo costruire un progetto affascinante per il super chef. “Non hanno chiamato lo stellato Bottura, ma il mio Food for soul, il mio progetto etico. Io servo ad Amandola e ai Sibillini e loro servono a me, al progetto. Anche Papa Francesco lo dice sempre: portare la luce in periferia”. Un progetto che Bottura non ha intenzione di chiudere qui, al termine dell’accordo biennale con la città dei Sibillini: “Intanto porto il tartufo bianco dei Sibillini a Miami in un grande evento con 300 delle persone più importanti d’America e avendo al mio fianco alcuni dei migliori cuochi al mondo. E poi vediamo, non si può interrompere qui questo percorso di rilancio”.
Ad ascoltarlo ci sono cittadini e tanti cuochi, da Enrico Mazzaroni a Stefano Alessandrini, ma anche i vertici regionali, Anna Casini e Luca Ceriscioli. “Lo ammetto, ero qui per Fede e Tinto, due che appena è arrivato il terremoto hanno chiamato per sapere come stavano le Marche. E ora scopro una persona eccezionale, vera” sottolinea la Casini. ed è vero, perché con Linea Verde fede ha raccontato storie, è stato vicino ai Sibillini. E ha subito chiamato l’amico Bottura. “Se ti chiamano le persone giuste è più facile dire sì” ammette lo chef che sta facendo dell’anti spreco alimentare la sua battaglia. “Lo spreco alimentare nasce in casa, ogni giorno buttiamo il 52% del cibo, una cosa assurda. Non sono i ristoranti quelli che sprecano. Vedete, il frigorifero è l’anticamera del cassonetto. Per questo ora i nuovi frigoriferi scannerizzano il cibo che c’è dentro” spiega Bottura. Lo spreco avviene nelle case, siamo pigri e abitudinari. Dobbiamo far capire la possibilità, altrimenti l’uomo non cambia. Gli chef hanno questa possibilità, possono comunicare il nuovo messaggio” aggiunge Fede.
E se non fosse chiaro che si può evitare lo spreco, Massimo Bottura racconta un aneddoto personale che diventa anche una ricetta da tenere nel cassetto: “Mia figlia studiava in America, a Washington ed era la responsabile del suo piano per le feste. Organizza una cena, avevano preso la pizza. Ne avanza tantissima. Sento suonare il telefono, era lei che mi chiedeva cosa potesse farne per non buttare tutto”. In un attimo, ecco la ricetta: “Vai a recuperare i pomodori più maturi nel negozio fuori casa, poi fai un brodo di pomodoro. Togli tutta la mozzarella, fai seccare la pizza in forno. Portala e falla grattugiare, aggiungi uova e parmigiano, tanto parmigiano, e fai un passatello di pizza avanzata. La pasta la schiacci nel brodo di pomodoro, aggiungi un po’ di acciuga e un cappero. Il risultato? È stato il piatto dell’anno. Lo spreco alimentare è tutta una questione di mancanza di creatività, cultura o voglia di fare”.