FERMO – Dura presa di posizione contro la nomina del nuovo segretario regionale. No tanto sulla persona, quanto sul metodo, da parte dei consiglieri regionali del Pd, guidati in questo caso dal primo firmatario dell’interrogazione, il fermano Fabrizio Cesetti.
"L'incarico di segretario generale della giunta regionale è stato conferito in violazione della legge regionale. Abbiamo chiesto il ripristino della legittimità degli atti" spiega l’ex assessore al Bilancio delle Marche affiancato da Romano Carancini, Maurizio Mangialardi, Micaela Vitri e Manuela Bora.
Sotto osservazione è la nomina di Mario Becchetti, ex capo di gabinetto della giunta Spacca. I consiglieri regionali di minoranza prendono atto che con la delibera di giunta del 10 novembre "è stato conferito l'incarico" e contestano il provvedimento in quanto, a loro dire, sarebbe in aperta violazione della legge regionale 20 del 2001. L'articolo 27 della norma in questione infatti prevede che l'incarico di segretario generale venga conferito a 'dirigenti regionali o a dirigenti delle pubbliche amministrazioni'.
Allo stesso tempo può essere conferito 'a soggetti interni o esterni di particolare e comprovata qualificazione professionale non rinvenibile tra i dirigenti dell'amministrazione, che siano in possesso di laurea ed abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali'.
"Il presidente, preso atto dei curriculum presentati dai due dirigenti regionali che hanno manifestato interesse all'incarico e, considerato il particolare ruolo da ricoprire, ha ritenuto di visionare altresì il curriculum di Becchetti conferendo l'incarico allo stesso- si legge nell'interrogazione-. Senza in alcun modo motivare sul perché non abbia rinvenuto la particolare e comprovata qualificazione professionale in capo ai dirigenti che avevano manifestato interesse".
Secondo i dem marchigiani occorreva scegliere il segretario generale tra i profili interni all'ente. "Nella delibera regionale- continuano- si vede bene l'arbitrio nel voler ridurre e declassare ad un incarico di carattere esclusivamente fiduciario la figura apicale della struttura organizzativa che, all'evidenza, poteva e doveva essere rinvenuta tra i dirigenti dell'amministrazione che avrebbero garantito sia 'la particolare e comprovata qualificazione professionale' sia un consistente risparmio di risorse pubbliche".
Alla luce di queste considerazioni gli interroganti chiedono al governatore, Francesco Acquaroli, se non ritenga che con la delibera 1371 del 2020 "sia stato violato l'articolo 27 della legge regionale 20 del 2001 e quali iniziative intenda assumere per ripristinare la legittimita' degli atti".