FERMO – Tutto chiuso. Scuole, biblioteche, musei, teatri. All’ora di pranzo sembrava tutto a posto con la linea del Governo di non chiudere nulal nelle regioni non colpite, poi si era deciso che si sarebbero fatte chiusure a livello provinciale, o comune di zona, infine alle 1830 il blocco torna totale. Luca Ceriscioli, presidente della regione Marche, ce l’aveva pronta da ieri l’ordinanza, l’ha tenuta in stand by, ha ascoltato il premier Conte e alla fine ha deciso da solo: chiudo tutto. Anche se non ci sono casi nelle Marche. "Non è possibile non stare su tempi certi, ventiquattr'ore le abbiamo concesse anche per rispetto istituzionale, la cosa migliore era fare l'ordinanza, non con l'idea di generare panico, ma per dare giuste rassicurazioni ai cittadini" sottolinea il presidente.
“Una ordinanza presa nella consapevolezza che la situazione a distanza di 24ore si è ulteriormente aggravata. Un contagio al confine della nostra regione, a Cattolica, ci segnala che sono sempre più urgenti misure di contenimento. Bisogna affiancare a quelle che abbiamo seguito fino a oggi, sulle quali bisogna insistere (dalle misure individuali, dal lavarsi le mani al fare attenzione ai luoghi in cui si va a non sta troppo vicini a chi ha tosse e raffreddore, alla scelta di disinfettare i locali), queste misure più importanti che, evitando l'assembramento delle persone, riducono il rischio di contagio”. Come dicono in tanti, restano però aperti i centri commerciali. Così come a livello sportivo le gare di campionato diventeranno amichevoli.
“La chiusura delle scuole è per una settimana, durerà fino a mezzanotte del 4 marzo - spiega Ceriscioli -. È una scelta importante dove con il contributo di tutti potremo arginare l'ampliarsi del contagio. Una scelta che riguarda la nostra salute e chiediamo a tutti quanti di attenersi scrupolosamente alle indicazione. Facendo ognuno il proprio dovere, sarà possibile fare una grande azione collettiva di contenimento della malattia”.