FERMO – Non c’è pace nel mondo del centrosinistra. Il puzzle non riesce proprio a completarsi, perché la mano che guida i pezzi sbaglia sempre qualcosa.
La scelta da parte del Pd Marche di Maurizio Mangialardi come candidato presidente ha aperto una voragine all’interno della possibile coalizione. “Sono convinto di essere la persona giusta per guidare una larga coalizione di area progressista che possa condividere gli obiettivi definiti dal manifesto a suo tempo pubblicato e che rappresenta una piattaforma programmatica su cui costruire il rilancio della Regione” sottolinea Sauro Longhi, l’ex rettore sceso in campo con grande anticipo con il suo movimento Le Marche Ideali.
Parole che potevano sembrare il canto del cigno di chi si è trovato spiazzato dalla scelta del Pd, partito convinto di chiudere l’alleanza con una serie di incontri bilaterali previsti per domani. Ma è bastato attendere qualche ora e le parole di Longhi, come da lui previsto, hanno trovato alleati: “Diciamo no a incontri bilaterali, serve un tavolo unico del centrosinistra da svolgersi entro la settimana, dove provare ad arrivare con una proposta unitaria”. A parlare sono Art. 1, Azione, Diem 25, Italia in Comune, Le nostre Marche, +Europa, Uniti per le Marche (Psi, Verdi e Civici) e Italia Viva. Non solo, perché alla riunione era presente “come osservatrice” anche la consigliera regionale di M5s Romina Pergolesi. “Un segnale di apertura della coalizione all'elettorato grillino” ribadiscono le forze di centrosinistra criticando la scelta del Pd “di passare dal candidato civico per una nuova storia al candidato interno in nome della continuità”.
È finito presto quindi l’entusiasmo di Giovanni Gostoli, segretario regionale Dem che aveva parlato di “bella giornata e di fase nuova con un Pd Marche più unito, riferimento per chi vuole prendersi cura delle Marche e non consegnare la regione alla destra”. Gostoli era convinto che attorno a Mangialardi sarebbe stato semplice costruire “un progetto inclusivo e plurale, aperto al civismo migliore dei Comuni e delle città”. E invece, non bastano neppure le parole del candidato Mangialardi che si è definito “la componente civica della coalizione” viste le 93 firme dei sindaci alla sua candidatura.
Dopo le dichiarazioni a caldo, il sindaco di Senigallia si è rivolto di nuovo a Sauro Longhi: “Il suo lavoro non dividerà ma unirà il centrosinistra. Qui troverà spazio, ma rimanere in campo adesso significherebbe solo dividere”. Parole che il forte vento che si è abbattuto sulle Marche si sono portate via: “Il percorso delle Marche ideali - riprende Longhi - non s'interrompe qui, prosegue con i prossimi incontri a Camerino, Fabriano, San Severino Marche, Offagna, Cagli, Montefiore dell'Aso e in tanti altri luoghi di questa regione, per proseguire il confronto. La mia è una politica fatta con le persone, che si rifà ai valori della Costituzione, dell'impegno civico e del rispetto dell'ambiente, che si pone come obiettivo di raccogliere ogni opportunità offerta dall'innovazione tecnologica, e al contempo combinare la crescita economica, l'attrazione d'investimenti, con un modello di sviluppo sostenibile e compatibile con l'ambiente, che non lasci indietro nessuno, ma ridia slancio anche alle aree interne, in particolare quelle devastate dal terremoto”.
Ecco il puzzle del centrosinistra che sembra più simile a un cubo di Rubik, difficilissimo da comporre ma perfetto se risolto.
Raffaele Vitali