URBINO / FERMO – C’era una volta il premio Volponi. Era un momento che acculturava il territorio, accendeva un faro sui temi cari dello scrittore, e senatore, che ha cambiato anche il modo di fare impresa scalando posizioni dentro la Olivetti. Poi, tutto si è fermato nel Fermano, dove il premio è partito per celebrare il decennale della scomparsa dell'uomo che rese l'impegno civile il filo conduttore dei suoi scritti. Ma non a Urbino, la città di Paolo Volponi.
E così, nel centenario della nascita dello scrittore e poeta, uomo politico e dirigente aziendale, appassionato collezionista d'arte, Urbino lo celebra con una mostra della Galleria Nazionale delle Marche, a Palazzo Ducale, che propone opere dalla pittura bolognese del Trecento fino alla grande stagione caravaggesca ed emiliana di alcuni tra i più celebri artisti del Seicento.
La mostra, che si inaugura il 19 luglio, accoglie i dipinti donati dallo stesso Volponi nel 1991 e dalla moglie Giovina Iannello insieme alla figlia Caterina nel 2003. Sarà visitabile fino al 6 gennaio e ha come obiettivo di andare più a fondo nell'indagine sulla predilezione di Volponi per il Seicento, tra ricerca naturalistica e virtuosismo pittorico.
Alcune tele permetteranno di riscoprire i temi del rapimento estatico e della penitenza fisica, del nudo, sia esso femminile o maschile, indagato nella verità epidermica del tempo che logora, della natura morta come verità popolare e al contempo meditazione sull'esistenza attraverso un genere che trovò la sua massima concettualizzazione nel Seicento, del colore e della luce come strumenti per indagare la natura e come corrispettivi pittorici della prosa figurativa volponiana.
In contemporanea è visitabile sempre a Palazzo Ducale la grande esposizione Federico Barocci Urbino. L'emozione della pittura moderna offre l'irripetibile opportunità di ammirare un'ampia porzione della pittura italiana, e non solo,del XVII secolo, considerata da più punti di vista.
La mostra Volponi Corporale, che richiama il suo romanzo, si snoderà attraverso un nucleo di otto opere pittoriche: in posizione d'onore per chi entra dalla sala grande del Cinquecento si potrà ammirare la Maddalena in estasi (dal perduto originale del Caravaggio), cui si accosta il San Girolamo sorretto dagli angeli di Rutilio Manetti.
A centro sala, a rievocare due grandi passioni di Volponi, uno straordinario Martirio di San Sebastiano di Schedoni (da ricollegare idealmente a pochi metri di distanza all'Elemosina di Sant'Elisabetta d'Ungheria) e un Cristo alla colonna di Carlo Saraceni, pittore tra i più amati e che viene evocato appunto in chiusura del Corporale.
Otto opere che andranno ad aggiungersi alle altre 21 delle donazioni Volponi già presenti nel percorso museale; tra di esse anche il Sacrificio d'Isacco di Mattia Preti, il Davide in contemplazione della testa di Golia di Guido Reni, Il filosofo Origene di Jusepe de Ribera, L'Accademia di Platone di Salvator Rosa. Tutte le opere presenti alla Galleria Nazionale delle Marche e provenienti dalla Collezione Volponi saranno riunite in un agile catalogo, che reca il testo di Massimo Raffaeli, disponibile per i visitatori.