di Raffaele Vitali
FERMO – La signora delle Camelie, diventata Traviata si risveglia trans. Evoluzione dei tempi. E come in ogni tempo, l’arte trova i suoi rivali. C’è sempre del puritanesimo camuffato in senso civico che spunta fuori da dentro le stanze del potere che prede decisioni.
È successo allora, quando Dumas con le sue pagine ficcanti criticava con un violento sorriso la borghesia. È successo con Verdi e le sue note che hanno accompagnato la travolgente storia di Violetta. Accade oggi con il giovane e premiato regista Luca Baracchini che sul palco non ha portato una prostituta, o cortigiana come si usava dire, alla ricerca dell’accettazione e del riscatto poi, ma una transgender alla ricerca dell’accettazione del proprio corpo.
La questione, locale, è che a Fermo e ad Ascoli Piceno la Traviata di Baracchini è stata vietata agli studenti. O meglio, non verrà rappresentata di fronte alle scolaresche, come accade invece da anni per ogni appuntamento organizzato dalla fondazione Rete Lirica delle Marche. Il tema trattato è stato ritenuto non adatto alla popolazione studentesca. E questo nonostante la Fondazione abbia per tempo coinvolto dirigenti e, ovviamente, i Comuni che sono soci, Fermo e Ascoli in primis.
Oltre a Fano, dove non ci sono stati problemi e dove Violetta racconterà sul palco ai ragazzi la sua esistenza di genere, proprio per il benvolere dei dirigenti scolastici che insieme con i professori a scuola ne hanno parlato, presentando ai ragazzi quello che i prossimi giorni vedranno, uno spaccato del nostro mondo. Vita reale.
E nessun problema c’è stato tantomeno a Brescia dove tutto è partito. Un diverso sentire, un diverso approccio all’arte, alla bellezza del teatro e del suo poter abbattere barriere. Baracchini ha fatto una operazione rivoluzionaria e al contempo provocatoria. Anche se i termini giusti dovrebbero essere contemporanea e realista.
La sua Violetta Valerie non è più solo la prostituta che si redime, simbolo di quell’ottocentesca vita in cui nei vicoli si nascondevano bordelli di ogni tipologia, con le ‘migliori’ destinate ai signori della città. Si va oltre l’opera diventata classica di Verdi in cui si racchiudono tanti momenti: felicità nell’incontro, piacere nei corpi e nelle menti, lotta contro le convenzioni, la condanna sociale, il dolore della separazione, e infine la morte.
Tutto questo, però, al regista non bastava. E lui lo spiega nella sua nota di regia: “Vorrei che smettessimo di accontentarci di un epilogo retorico e moralmente accomodante, in cui una “Maddalena” redenta ascende al cielo come una pudica vergine. Se Traviata è viva, oggi come allora, chi vi assiste deve provare le contraddizioni fra un pregiudizio che l’accompagna e un racconto che lo mette a nudo, davanti all’essere umano”.
L’originalità della regia è stata tale che Baracchini ha vinto un bando internazionale per artisti under 35 che aveva il sostegno del Ministero della Cultura. È piaciuto il suo sfidare il pregiudizio, proprio come fece la Signora delle Camelie di Dumas.
Una traviata che diventa deviata e alla fine transgender fotografa il presente? Per molti, ma non per tutti, è così. Chi ha detto no, comune di Fermo e comune di Ascoli Piceno, che hanno però confermato, forse per motivi contrattuali, la rappresentazione serale per tutti i cittadini, deve averci visto qualcosa di pruriginoso. Ma, non appena si accenderanno le luci capiranno che non c’è alcuna drag queen, che non ci sono tacchi a spillo e scene di nudo forzate. E alla fine rimarrà deluso, o forse comprenderà l’errore.
Questa idea di ovattare i giovani, che poi accendono la televisione e possono vedere di tutto e di più, è la vera parte retrograda della scelta di censurare un’opera premiata proprio per la sua capacità di parlare ai ragazzi, oltre che alle persone che spesso non riflettono sulla realtà che le circonda.
Non c’è esibizione voyeuristica, questo raccontano le critiche anche sui giornali dele città in cui Violetta è già passata con i suoi abiti moderni, quasi androgina senza in realtà volerlo essere. Quanto accaduto crea un precedente, toglie quell’aura di indipendenza alla Fondazione Rete Lirica, che deve sì rispondere ai soci, ovvero i comuni, ma che mai si era vista porre paletti così grandi.
Magari potranno non piacere la regia, le luci e la coreografia, ma censurare qualcosa sulla carta è pericoloso. Si inizia sempre con qualcosa di piccolo e non si sa mai dove si finisce, senza trascurare il fatto che quando si dice no si polarizza sempre qualcosa.
Per cui, se qualche studente fosse incuriosito dallo spettacolo originale, visto che al mattino gli sarà privato, provi a comprare un posto tra i grandi per l’11 febbraio e magari, alla fine, potrà dire la sua, liberamente, rompendo quel pregiudizio che il 29enne Baracchini era convinto di aver abbattuto mostrando le due facce della morale: quel prima e dopo, quel passaggio da uomo a donna che in fin dei conti non era poi così lontano dalla prostituta che diventa donna fedele che segnò la storia ‘scandalosa’ della Traviata. (foto connessiallopera.it)