FERMO - Un'attesa lunga 11 anni. così lunga che Girolamo (Alessio Micheli), il fantino scelto da Molini Girola per spingere al massimo Viky Fortunaa, ha preso la testa della corsa fin dalla partenza, dopo aver vinto annche la batteria. E poi, via, senza esitare, tenendo la traiettoria migliore, resistendo aalla voglia di Pila, eterna sconfitta della Cavalcata dell'Assunta.
Una gara senza storia, con il mezzosangue dei verdeazzurro che ha dominato la finale, lasciandosi dietro i cavalli di San Martino, Pila, San Bartolomeo (il favorito) e Torre di Palme. Cade la fantina di Campolege nella prima batteria. Il cavallo, Tempesta da Clodia, taglia il traguardo da solo.
Il giorno di Ferragosto s’è aperto col pontificale al duomo e la donazione del palio dell’anno scorso all’Assunta (verrà esposto ogni Ferragosto assieme alla tovaglia policroma). Hanno sfidato un caldo che non si ricordava da anni i settecento figuranti che hanno attraversato il centro, per risalire verso piazza da viale XX Settembre.
Splendido, anche di giorno, il corteo, con il podestà a dettare il ritmo del cammino. L’attesa, però, era tutta per la gara. Seguita sulla pagina Facebook della Cavalcata da più di duemila persone.
Molte meno quelle sedute sugli spalti e sulle sedie lungo viale Vittorio Veneto. Un po’ per il caldo, un po’ perché i venti euro del biglietto a tanti sono sembrati troppi. In lacrime il priore di Molini, Marco Tirabassi. Abbraccia il fantino. Corre incontro al Palio. Lo bacia. La vittoria la dedica «ai contradaioli che il Covid ci ha portato via». «Un altro anno di stop sarebbe stato troppo», aggiunge. Poi, tutti al duomo a dire grazie all'Assunta.
Si chiude così una lunga giornata, con duemila persone collegate sulla pagine Facebook della Cavalcata e mille con green pass a urlare lungo il percorso. La prima calvalcata phygital ha superato l'esame, ma di certo per viverla in televisione il Palio deve rivedere i suoi tempi, troppo lenti tra una batteria e l'altra e soprattutto in attesa della finale.
Ma una volta che i cavalli percorrono il percorso, si dimentica tutto, resta solo l'ulrlo e la festa di una contrada tra la rabbia degli sconfitti (testo e foto di Francesca Pasquali).