di Raffaele Vitali
PORTO SAN GIORGIO – “Quelle piante sono malate. Il motivo per cui le stiamo togliendo è semplice e soprattutto chiaro”. Il sindaco Valerio Vesprini non ha dubbi sul percorso attuato per rendere il lungomare di Porto San Giorgio ancora più bello e funzionale.
Sindaco, ci spiega il destino delle tamerici?
“Lo abbiamo detto tempo fa: vanno tolte. Il motivo è nella relazione degli esperti. Più di uno e in tempi diversi. L’ultima è quella dell’agronomo del Comune: le piante sono peggiorate e sono aumentate quelle da abbattere”.
Ma le spostate anche?
“Le prime due da salvare le abbiamo spostate. Una è già al suo posto in piazza XXV Aprile, l’altro, una volta rimossa, si è spezzata. E il motivo è semplice: anche quelle buone hanno purtroppo dei problemi che emergono solo all’ultimo momento”.
Il destino delle tamerici è quindi segnato?
“Non da noi, ma dalla natura. Che le avremmo spostate in piazza XXV Aprile lo avevamo detto anche durante la commissione consiliare sul lungomare. Il problema è che i funghi che hanno colpito molte delle tamerici hanno svuotato i tronchi. Una situazione complessa, ma andiamo avanti”.
Certo che quelle belle chiome…
“Erano diventate così belle perché non potate per due anni, in vista dei lavori. Altrimenti ogni anno sarebbero state capitozzate, potate. Tra l’altro quella chioma è scomoda per i mezzi, dai pullman ai camion. Per cui, anche quelle che non saranno spostate a breve saranno potate”.
Tempi un po’ troppo lunghi per il lungomare?
“Parliamo di un progetto Pnrr con tempistiche stringenti. Abbiamo deciso di fermarci durante l’estate per non penalizzare le attività, cosa che non accade in altre realtà. Solo che abbiamo perso tempo prezioso per tuti i passaggi. Penso alla perizia sulla monumentalità richiesta dal comitato che poi non è stata riconosciuta. Tutto questo ha bloccato il cantiere perché la regione voleva studiare tutta la documentazione. Ricordo il sopralluogo il giorno della sfilata di carnevale. E poi l’attesa per il referto. E un nuovo agronomo”.
Vecchie tamerici via, nuove in arrivo. Soddisfatto?
“Le tamerici fanno parte di questa città da sempre, epoca di D’Annunzio inclusa. Avevamo valutato l’albero di giuda, ma è da collina, e poi anche le Palme, ma abbiamo scelto la tradizione. Oggi si contestano le nuove, che hanno un busto di oltre tre metri. Le vedete secche? Semplice, sono state potate prima di poterle trapiantare, presto ricacceranno, parliamo di piante che hanno dieci anni di vita e crescono in fretta”.
Cosa resterà alla fine dei lavori?
“Un filare di tamerici che arriverà fino alle Canossiane e renderà il colpo d’occhio ancora più bello. Erano 50, ce ne saranno 80 e sarà un filare che renderà davvero unico il nuovo lungomare”.
Si sene un po’ Attila?
“Non scherziamo. Abbiamo fatto una scelta un anno fa, a fronte di studi e ricerche. Oggi la concretizziamo nell’ottica di tutelare le piante e il verde. Non a caso ne mettiamo tante. Mi fa sorridere chi parla di ombra, oggi le tamerici sono un divisorio della carreggiata, presto invece garantiranno ombra alla nostra bella ciclabile”.
Ma alla fine quante ne salverete della attuali?
“Del primo tratto su 25 gli studi dicevano 12, ma già oggi una è finita male perché tra tagli e funghi si è spezzata, perché il tronco è vuoto. Vedremo, di certo tutto quello che facciamo è stato condiviso con ogni ente, Sovrintendenza inclusa”.