di Raffaele Vitali
PORTO SAN GIORGIO – Che accade a Porto San Giorgio? Nel cuore cittadino, su via Oberdan, sta per riaprire uno dei locali storici, il Lampara, e questo rende tutti felici. Ci sono però dei distinguo dovuti ai lavori in corso.
A sollevare il caso è stato Emanuela Morese, leader di Fratelli d’Italia in città. “Chi ha autorizzato il taglio di piante e lo spostamento di un lampione? Chi lo ha fatto per poi decidere di sospendere i lavori in corso? Una gestione vergognosa in Comune, e nel Pd, che finisce per mettere anche alla berlina il povero imprenditore che prima si è visto autorizzare i lavori per poi vederseli sospendere in un battito di ciglia”. L’esponente meloniano tira in ballo la consigliera Catia Ciabattoni, artefice della richiesta di verifiche sul gazebo in costruzione, che come sua consuetudine non si tira indietro. ed ecco la versione della presidente della commissione Urbanistica.
“Quando parliamo di dehors, parliamo di uno strumento strategico per la città dal punto di vista dell’accoglienza e commerciale” spiega la consigliera del Pd, Catia Ciabattoni. Il cantiere in corso, a lei non ha mai convinto molto: “Ho segnalato più volte la situazione per l’imponenza eccessiva che ha portato a un taglio delle piante (il privato ha presentato prima di agire la relazione di un agronomo, ndr), allo spostamento del leccio e del lampione”.
Per la Ciabattoni, il piano per il dehors non prevede queste azioni. “La finalità dello strumento era di permettere nuovi insediamenti, anche in piazza Matteotti e via Oberdan, di strutture permanenti. Un modo per dare garanzie a chi voleva investire, impegnandosi nel tempo” riprende l’esponente Pd.
Lo strumento aveva anche l’obiettivo di creare nuova bellezza, migliorando l’accoglienza delle zone chiave della città. “Questa la filosofia del piano che nel cantiere della Lampara aveva la sua prima vera messa in opera. Ma qualcosa non mi convinceva, già gli spazi del cantiere erano imponenti. Poi sono iniziate le mosse non previste. A quel punto ho chiesto lumi agli uffici”.
La prima risposta è stata quella dell’essersi riferiti al testo unico dell’edilizia, che va dal permesso a costruire alla scia per cui ci sono 30 giorni di tempo per controllare. “Al sopralluogo sono emerse delle difformità. E i controlli procederanno. Perché il progetto esteticamente è bellissimo, ma non basta questo come parametro per rilasciare una autorizzazione” ribadisce la presidente della commissione Urbanistica.
Nessuno vuole penalizzare nessuno, anzi. “Sono da apprezzare nuovi investimenti qualificanti come quello della Lampara, ma serve equilibrio”. Al momento i lavori esterni sono sospesi in attesa che si completino le verifiche degli uffici su altezze, larghezza delle strutture di sostegno, mentre procedono quelle all’interno.
“I tempi devono essere rapidi, anche per rispetto all’imprenditore. Ma nessuno deve fare finta di nulla perché il piano comunale, su cui ho lavorato per anni, va garantito. Per questo gli uffici devono rilasciare le autorizzazioni, ma anche fare controlli preventivi, perché forse la scia non è uno strumento adeguato per garantire equilibrio tra privato e collettività” conclude la Ciabattoni.