COMUNANZA – La vicenda Beko sta animando la politica, a ogni livello. Dalle parole ai fatti. Sulla drammatica crisi apertasi a Comunanza e Fabriano dopo l'annuncio del piano industriale di Beko Europe, che prevede il taglio di quasi 2000 posti di lavoro, di cui oltre 400 negli stabilimenti marchigiani, a livello regionale la politica si mobilita. Lo fa l’assessore alle Politiche del lavoro Stefano aguzzi, lo fa il consigliere Dem Fabrizio Cesetti.
Il primo ha presenziato l’assemblea convocata nel cune di Fabriano con sindacati e parti interessate: “Il piano presentato da Beko è irricevibile, ma confidiamo molto nella trattativa e nella possibilità di influire attivamente, anche grazie al Golden Power”.
Un piano inaccettabile che prevede, tra l’altro, la chiusura dello stabilimento di Comunanza a fine 2025, un sito che è sempre stato un fiore all’occhiello del gruppo. “Metteremo in campo tutte le misure a nostra disposizione per difendere l’occupazione e i siti produttivi. La trattativa è solo agli inizi”.
Avanza una proposta ‘politica’ il consigliere Cesetti: “Una seduta congiunta e aperta dedicata alla crisi Beko dei consigli provinciali di Fermo e Ascoli Piceno. "Sarebbe un gesto utile e opportuno per iniziare a costruire quel fronte tra istituzioni, politica e società sempre più indispensabile per arginare lo strapotere delle multinazionali e dei fondi finanziari internazionali che vengono a saccheggiare e impoverire i nostri territori, lasciando dietro di loro stessi solamente un deserto industriale e tanta disperazione".
Detto questo, Cesetti chiede alla Giunta Acquaroli “di agire e smettere di parlare. Non si è ancora visto un atto che impegni la Regione Marche e il governo italiano a intraprendere l'unica soluzione realistica per costringere Beko Europe a ritirare questo folle e scellerato piano industriale che aprirebbe una crisi sociale spaventosa e ingestibile nei nostri territori, ovvero l'immediata applicazione della Golden Power. Alle manifestazioni di scontata, ancorché necessaria, solidarietà verso i lavoratori, le loro famiglie e le comunità interessate, devono fare riscontro fatti concreti”.