RAPAGNANO – “Meglio chiudere. Così facciamo male ai clienti e abbiamo spese insostenibili”. Niki Millevolte è un benzinaio di lungo corso. Gestisce due distributori, uno a Monte Urano, lungo la Mezzina, e l’altro storico a Piane di Rapagnano. Il casus belli che lo ha portato alla decisione di chiudere le sei pompe di metano a Rapagnano fino al 2 gennaio è l’aumento insostenibile che il combustibile ha avuto.
C’è chi, come Cardinali a Fermo, ha deciso di rispondere al caro metano lasciando i prezzi invariati, ma è un sistema che non convince Millevolte: “Bisogna mandare un messaggio forte, non è così che possiamo superare la questione. Anche perché altrimenti salta tutto il sistema”. A cominciare da quello di gestione.
Infatti, come spiega Millevolte, no è che vendere un chilo di metano a 2 euro contro uno abituale a lui porti vantaggi. Anzia, quello che accade – prosegue – è solo che il cliente paga di più. per noi gestori la percentuale non cambia, come le spese”. Ed ecco l’altro aspetto. “A Rapagnano avevo almeno 300 clienti al giorno, pariamo di una richiesta media di 10 chili di metano per auto. Oggi siamo a 500 chili totali. Capite che è impossibile anche incassare il minimo per pagare i due dipendenti che garantiscono il servizio per 14 ore”.
Millevolte ha quindi deciso: chiude per una settimana. “Un piccolo segnale? Forse, ma è quello che bisogna fare. Meglio consigliare ai clienti di andare a benzina” aggiunge amareggiato. La speranza è che non resti il solo a compiere un gesto di questo genere, visto che il caro metano per auto tra poco impatterà anche sui consumi di energia nelel case.
Se un distributore come il suo, attivo dagli anni ’50, ora è in difficoltà, figuriamoci gli altri. “Le persone devono però avere ben chiara una cosa: non siamo noi a decidere il prezzo, né noi ad aumentare i nostri guadagni. Siamo sulla stessa barca e nessuno vuole affondare. I clienti hanno diritto a miglior servizio, speriamo che si muova qualcosa a livello europeo e i prezzi tornino accettabili”.
Raffaele Vitali