PORTO SAN GIORGIO – Sciopero. Che per chi lavora del proprio lavoro significa non guadagnare davvero. Non sono usciti in mare, restando ancorati in banchina, i pescherecci delle Marche che hanno aderito a un'iniziativa delle marinerie italiane di sciopero generale, della durata di una settimana, per protestare contro il caro gasolio che rende insostenibile l'attività di pesca.
La riunione a Civitanova Marche ha stabilito la modalità della protesta, condivisa dall’80% delle marinerie. “In maniera spontanea - spiega Francesca Biondo, direttrice generale di Federpesca - hanno deciso, a partire da oggi, di fermarsi perché l'aumento dei costi del gasolio è diventato insostenibile”.
Si passa da 13 a 26mila euro per un mese di carburante. “E il gasolio rappresenta il 60% dei costi fissi in un'impresa di pesca e quindi è diventato proprio inefficiente andare in mare. In realtà, questa congiuntura e questo aumento del costo del petrolio e di conseguenza del gasolio da pesca va avanti ormai da mesi”.
Come seguito dello sciopero i pescatori si recheranno a Roma per manifestare la mattina di mercoledì 9 marzo e hanno già chiesto un incontro al Ministero per le Politiche agricole e forestali, Pesca e Acquacultura (Mipaaf). Giovedì mattina, si terrà invece un incontro al ministero tra le associazioni di settore e il sottosegretario Mipaaf Francesco Battistoni (Forza Italia) che ha la delega alla Pesca, per cercare soluzioni a questa problematica.
Di certo al fianco dei pescatori c’è la Lega, come conferma l’onorevole Augusto Marchetti: “Stiamo lavorando a un emendamento al decreto energia. L'obiettivo è dare un aiuto concreto a quei settori come pesca e agricoltura che, a causa dell'aumento dei costi del carburante, sono costretti a fermarsi".
I pescherecci delle marinerie italiane, compresi quelli delle Marche, non sono usciti in mare, peer Marchetti "si tratta di una decisione comprensibile dato che i rincari del costo del carburante stanno impedendo ai pescatori di svolgere il loro lavoro. Un problema non solo per gli operatori del settore, ma che avrà ripercussioni anche sui consumatori, che si troveranno costretti a rinunciare a prodotti italiani, da sempre garanzia di eccellenza e qualità”.
Al finaco dei pescatori anche Fratelli d'Italia con i deputati Emanuele Prisco, coordinatore regionale di Fratelli d'Italia nelle Marche, e Lucia Albano, componente della Commissione Finanze. "Domandiamo un chiarimento sull'aumento del prezzo del gasolio, l'intervento immediato ed urgente del governo per reintegrare gli sgravi contributivi dell'80% e la riduzione del contributo di disoccupazione a carico del datore di lavoro. Ma uno dei temi cruciali rimane la riduzione da parte del Mipaaf delle giornate di fermo pesca per il 2022. Una limitazione incomprensibile, che affonda definitivamente la flotta peschereccia italiana, portandola sotto la soglia della sostenibilità economica e facendo sparire dalle tavole italiane il pescato Made in Italy".
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