FERMO – “Ci sono motivazioni comprensibili che hanno spinto, per ora, a non rinviare Lineapelle che conta 900 espositori prenotati, come a esempio chi lavora per le grandi griffe, che già a gennaio ha iniziato le ricerche di nuovi materiali. Ma – sottolinea Paolo Mattiozzi, presidente Cna Calzature e Pelletterie di Cna Marche - ci sono però nostre piccole realtà espositive che trattano un segmento diverso e che, in questo contesto economico – sanitario ci chiedono a gran voce il rinvio perché garantirebbe per loro maggiore presenza di buyer e visitatori non solo italiani ma dall’Europa, dagli Stati Uniti, da grandi paesi manifatturieri come Cina Brasile e Vietnam e da mercati strategici come Russia, Emirati Arabi e Giappone”.
L’appello degli artigiani marchigiani segue quello degli imprenditori iscritti a Confindustria centro Adriatico e Macerata. Al fianco di Mattiozzi c’è anche Doriana Marini, che guida Federmoda. “La scelta di far slittare il Micam al 13 marzo – ribadisce Mattiozzi - priva Lineapelle del traino. Siamo convinti che a metà marzo il quadro economico e sanitario dovrebbe essere migliore dell’attuale”.
Tutto questo gli artigiani, che però sono perni del mondo delle griffe, hanno scritto al presidente di Lineapelle Gianni Russo.
Il quadro economico delle imprese marchigiane del settore pelli e calzature è difficile, nel 2020 sono scese da 3.340 a 3.214. E con la chiusura delle aziende si sono persi anche 1.086 posti di lavoro. Le difficoltà si riflettono pure sull’export, che fa registrare un aumento del 7,2 per cento rispetto al 20.3 per cento dell’export nazionale di settore ed al 12,7 per cento di tutto l’export manifatturiero marchigiano.
Eppure dalle Marche escono borse, divani, cinture, capi di abbigliamento in pelle fino ai sedili di automobili, minuterie ed accessori. E tutto questo avrebbe avuto bisogno di Lineapelle, ma a marzo. “Se aggiungiamo ai nodi internazionali i problemi interni, con l’aumento di prezzi ed energia, il futuro è ancora più complesso. Il rincaro medio nella bolletta di gennaio è stato del 112%. Solo l’8 per cento delle aziende, secondo una indagine Cna, trasferirà per intero i rincari energetici sul prezzo di vendita mentre il 55 per cento lo farà solo parzialmente mentre il 37 per cento non ritoccherà i listini. Tutto questo dovrebbe spingere Lineapelle a rinviare la data” concludono Mattiozzi e Marini.
@raffaelevitali