di Raffaele Vitali
SENIGALLIA – Il gotha dell’economia e della politica a Senigallia per accogliere il ministro allo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e lanciargli una lunga serie di spunti e richieste. La Regione Marche ha voluto questo incontro, ospitando gli assessori allo Sviluppo economico di tutte le regioni.
“Noi come regione deteniamo la presidenza della commissione attività produttive delle regioni. È un orgoglio. Noi abbiamo una vocazione manifatturiera elevata. La perdita della banca, poi il sisma, la pandemia e ora la guerra: fattori che creano problemi al sistema manifatturiero, calzaturiero in primis. Ma non è il solo” introduce il presidente Francesco Acquaroli.
“Sono qui per gli imprenditori che continuano a rischiare e produrre. Responsabilità di chi ha incarichi governo, a ogni livello, è creare condizioni di certezza e fiducia” esordisce il ministro Giorgetti, che poi si mette all’ascolto delle imprese.
IL RUOLO DELLE MARCHE
“Non vogliamo essere una regione che vive di assistenzialismo, ma che produce e in grado di garantire la nostra imprenditorialità. L’Europa deve coprire parte del fatturato, ma soprattutto deve ragionare sul fatto che se si perde la Russia non è solo questione di fatturato, ma di visione di futuro. Servono risposte, non si possono lasciare sole le imprese e anche la nostra regione che contribuisce al Pil con i suoi prodotti di eccellenza. Se le calzature sono le più esposte, c’è una grande economia fatta di Pmi che soffrono per carenze infrastrutturali. Quindi, è fondamentale che le risposte istituzionali puntino alla competitività delle Marche, dalla digitalizzazione alle strade, perché la velocità di accesso ai mercati e la possibilità per i nostri giovani di non sentirsi periferia” prosegue Acquaroli.
Le infrastrutture sono il tema, lo ricorda anche Gianni Trovati, giornalista del Sole 24 ore chiamato a interagire con i protagonisti”. Sono arrivato dopo ore di viaggio su un treno fortunoso” ammette. Massimiliano Fedriga, presidente della conferenza delle regioni, ha scelto la tecnologia e si collega in video, ha evitato il lunghissimo viaggio per raggiungere le Marche.
“Cosa le regioni devono fare? Lo stiamo chiedendo ai cittadini. per sette su dieci siamo un attore importante e positivo nella gestione della pandemia. Le imprese vedono nelle regioni un interlocutore fondamentale per lo sviluppo. e per questo siamo un interlocutore del Governo, con u ruolo cresciuto durante l’emergenza Covid. Abbiamo un ruolo nel Pnrr e stiamo cominciando a capire che abbiamo un ruolo, se ci muoviamo insieme come fatto all’Expo di Dubai”.
Un messaggio comune è quello di difendere le filiere: “Altrimenti non riusciremo a superare la crisi e perderemo peso, diventando terra di conquista per imprese terze. Per fare tutto questo, il Governo deve istituzionalizzare la Conferenza delle regioni”.
IL PIANO DI SABATINI
Il presidente della Camera di commercio è chiaro: “Combattiamo insieme o le imprese devono continuare ad andare da sole? Non esiste crescita e innovazione senza rischio, ma gli imprenditori devono poter sognare sapendo di poterlo realizzare. E per riuscirci serve la fiducia. E invece non ce l’hanno, come tanti giovani che poi vanno all’estero. E sarebbe anche bene, ma dobbiamo farli tornare”. Il presidente ricorda che il calzaturiero è il settore più danneggiato: “Noi stiamo superando con digitalizzazione e internazionalizzazione. Facciamo il possibile per le piccole e le micro impese. Nessun euro deve andare sprecato, questo è il mio impegno e della Camera che dirigo, un modello di funzionalità”.
MIRCO CARLONI, PRESIDENTE COMMISSIONE SVILUPPO ECONOMICO CONFERENZA DELLE REGIONI
Servono politiche comuni dello sviluppo dei territori. “L’Italia deve ripartire dallo sviluppo delle regioni e farlo dalle Marche è un segnale di attenzione. Nel mese di aprile del 2022 l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 6,2% su base annuo e uno dei motivi chiave è l’aumento dei pezzi dell’energia. Le sanzioni costeranno 9,9 miliardi di euro all’Italia con pesanti conseguenze su comparto agricolo e moda. Noi abbiamo una specificità, i distretti collegati a pelle e calzature che sono un unicum. Dobbiamo quindi fare sistema per sostenere lo sviluppo economico territoriale e nazionale. Nessuno si salva da solo”.
Se il Pil scende dal 4,7 al 2,9% e il 2023 al 2,3. “Quindi dobbiamo pensare a politiche espansive, in modo da incidere anche sull’occupazione. Sappiamo che la geopolitica ormai incide, dobbiamo per questo puntare su filiere corte, pensando a una strategia industriale comune su difesa, cyber security, digitalizzazione, salute, elettronica e digitalizzazione”. Di certo, per Carloni, bisogna ripartire dai due rigassificatori che sono chiusi nelle Marche.
In vista del Pnrr e i suoi 191 miliardi di euro, che si sommano ai 75 europei, bisogna avere strategie chiare “che comincino anche dalla sburocratizzazione e lo stop allo spopolamento e alla fuga dei cervelli. Fattori che impattano sull’economia dei territori. Servono politiche di incentivo legate all’inclusione sociale e all’educazione, sapendo che green e digitale restano due filoni in cui le regioni possono giocare da protagoniste”.
Proposta di metodo: un tavolo di confronto politico permanente finalizzata alla definizione delle strategie industriali.
LA FOTOGRAFIA DI GREGORI
Quali sono le caratteristiche delle regioni dal punto di vista socio economico? “a livello di popolazione, solo Molise ha meno persone del 1861. Diminuiscono residenti stranieri dove non c’è lavoro, restano con percentuali alte in Lombardia. In previsione, guardando al 2070, tranne il Trentino che cresce del 4,4% c’è una diminuzione generalizzata, ma con livelli molto differenti. Flussi migratori verso fuori di studenti, pazienti e residenti crescono. Se non vengono gli studenti, perdiamo cittadini del futuro” ricorda il rettore della Politecnica.
Tasso di disoccupazione, si va dal 5 al 20%, idem per giovani e donne con il titolo di studio che cambia molto tra sud e nord. “Non stiamo investendo sul futuro se i giovani non lavorano e non studiano”. È evidente che se qualcosa non cambia, il sistema non tiene. “Sostenibilità deve essere generativa di valore, non un vincolo, altrimenti non serve a nulla” ribadisce Gregori. Energia, filiere, reshoring, “ma non serve se fatto solo per abbattere un costo momentaneo”, near shoring sono alcune delle parole chiave di un’azione in cui coinvolgere le regioni.
“Le regioni devono diventare delle piattaforme territoriali. Dove c’è un problema, c’è un tesoro che permette di trovare soluzioni. Bisogna mettere al centro i modelli di business. Enel e Leonardo non sono campioni territoriali, pur se modelli. Lo sono imprese come Tod’s a Fileni e Merloni. Dobbiamo clusterizzare e mettere al centro i modelli di business che diventano determinanti. Lo si è fatto per l’aerospazio, lo si fa nelle politiche di internazionalizzazione”.
L’ultimo esempio di coesione è Hamu, un hub che unisce Abruzzo, Marche e Umbria. Tre università, Fondazione Merloni e tre Regioni. “Singolarmente contiamo poco come regioni, per fare ricerche bisogna unirsi. In tre facciamo 3,6 milioni di popolazione, abbiamo 10 università e 118mila studenti. Come convergere? Con Hamu uniamo le specializzazioni e diventiamo competitivi”.
LE CONCLUSIONI DI GIORGETTI
Spunto è anche la frase di Gregori: Molte risorse, ma non si raggiunge l’obiettivo. Il modello di business diventa fondamentale, lavorando su know e competenze”. Per l’onorevole che gestisce uno dei ministeri più complessi, una partita è anche la gestione delle sanzioni: Dobbiamo immaginare tutto quello che è possibile”. Sa bene che bisogna fare di più, “quanto fatto non è sufficiente, ma dobbiamo giorno per giorno ascoltando la voce capire i problemi dei territori”.
E proprio per questo ha incontrato mezz’ora, in privato, i calzaturieri grazie alla mediazione dell’onorevole Lucentini (articolo a parte). ”Questa regione è magnifica, ha grandi eccellenze e un governo regionale molto frizzante che ha avuto l’idea geniale di riunire qui tutti gli assessori del paese a confrontarsi con il governo. Le risorse dell’Europa non bastano, lo sappiamo tutti, dobbiamo rendere concreti piani che sono sulla carta. Quindi il confrontarsi capire i problemi e cercare soluzioni è positivo”. Tradotto, l’assessore Carloni ha avuto ragione.
Un’occasione anche per aprire un fronte mercati di cui tanto si parla: “Oggi siamo di fronte a una fase diversa della globalizzazione, qualche mercato si può chiudere e qualcuno si apre, c’è chi ha delocalizzato e sta pensando di tornare a produrre qui, cosa che noi incentiviamo agevolando quantomeno l'aspetto burocratico. È una fase storica che come Governo dobbiamo saper interpretare, lavorano insieme a imprenditori e politici con senso di responsabilità”.