FERMO – Don Franco Monterubbianesi, la colonna della comunità di Capodarco, si prepara a festeggiare i 67 anni di sacerdozio. E lo farà da dove tutto è partito, la terrazza da cui ogni giorno si guarda il mondo.
“Ho compiuto il mio viaggio ai giovani del Nord, quelli del passato glorioso che iniziarono a Roma nel '78 la grande esperienza dell'agricoltura a Grottaferrata. Li definimmo “i magnifici sette” insieme al grande cuore di Milly e Memmo. Ne ho ritrovati 5 dalla Valtellina sino ai confini con la Svizzera. Bravissimi nelle loro attività di frontiera, bellissimi nelle loro famiglie di figli e anche nipoti, tutti fervidi di valori ideali, nella loro resistenza alla crisi attuale. Da affrontare con loro” racconta don Franco che non riesce a stare fermo e si muove da un angolo all’altro dell’Italia per seguire chi ha creduto in un sogno diventato realtà.
Don Franco senza sosta parla di Capodarco, con tutto quello che abbiamo seminato in Italia, dal nord al sud. “Ho incontrato tanti amici che ci hanno fatto superare le difficoltà di Roma, volti meravigliosi nelle loro attività sociali, in 11 regioni di Italia”.
E ora Fermo. “Domani, dalle 16, nella terrazza aperta sul mare celebrerò il mio inno di grazie e di gioia con gli amici che riusciranno a venire. Con il mio grido di speranza che vi lascio come mio ricordo, cercherò ancora di essere utile alla comunità anche per favorire il perdono reciproco che dobbiamo lanciarci tra noi, per i limiti che tutti noi abbiamo avuto, anche bruttissimi, nella nostra storia capodarchiano”.
Un ramoscello d’ulivo verso tutti. “Come il cardinale Zuppi nell'editoriale dell'Avvenire ci ha detto il 15 agosto pensiamo al valore della festa per il perdono ai mali di oggi che fanno soprattutto soffrire le donne nella loro pietà per l'uomo, e soprattutto pensiamo alla festa come supporto alla speranza dei giovani di Lisbona di cambiare questo mondo. Tocca a noi di Capodarco dare una mano a questo processo” conclude don Franco.