TORRE SAN PATRIZIO – E dopo Maurizio Vecchiola, ecco Enrico Paniccià, tra i principali imprenditori calzaturiero. Per lui la strada per sanare la ferita dentro Confindustria Centro Adriatico è una sola: “Lavorare su un piano di rispetto e concretezza, evitando personalismi e polemiche che non servono a un sistema in sofferenza e che anzi minano la credibilità della nostra associazione”.
Paniccià, da anni riferimento internazionale con i marchi La Martina e Harmont&Blaine, oltre che con Giano, non crede nella rinascita dell’Uif: “Se discutiamo ancora di divisione tra Ascoli e Fermo vuol dire che non abbiamo imparato nulla dai nostri errori”.
Il timore di Paniccià è che un settore già di per sé strutturato su piccole aziende indipendenti si vada a frammentare ancora di più, perdendo ulteriormente peso a livello macro economico: “Dobbiamo imparare a ragionare come categoria, non come territori, perché oggi il nostro orizzonte è sempre più internazionale e chiede unità d’intenti ed una visione strategica condivisa. Poi ci sono le regole, e dei meccanismi necessari che vanno rispettati per il buon funzionamento di ogni organizzazione”.
Gli ultimi due passaggi sono dedicati a Mariani, “non penso che abbia lavorato contro Fermo”, e ai colleghi fermani, ma nessun riferimento alle espulsioni che hanno ampliato la frattura. “Solo muovendoci insieme posiamo essere considerati interlocutori credibili. La mia non è una posizione isolata, anzi. Ritengo che siano in tanti, colleghi fermani ed ascolani, a pensarla come me, a voler superare queste polemiche che ci portano lontano dai problemi reali che le imprese vivono ogni giorno”.
Per l’imprenditore di torre San patrizio la strategia è semplice: “Discutiamo, confrontiamoci, ma evitiamo contrapposizioni strumentali che possono solo creare ulteriori incomprensioni e riportarci indietro, mentre invece abbiamo un estremo bisogno di guardare avanti per garantire un futuro a giovani e famiglie”.
r.vit.
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