FERMO - Alvaro Cesaroni entra nella schiera dei pacieri. Imprenditore di prima fascia con la Sigma Spa, Cesaroni è anche sindaco di Comunanza, l’ultimo baluardo piceno prima dell’inizio della provincia di Fermo.
Guida un’azienda che si occupa di automazione, che fa della ricerca e sviluppo una costante. E in quest’ottica, per lui il ritorno a una Confindustria divisa tra Ascoli e Fermo è quanto di meno utile al territorio.
Cesaroni, in vista dell’assemblea dell’Uif di venerdì è tranchant: “Sono stupito che l’Unione industriali del Fermano esista ancora. Pensavo che fosse una storia finita, proprio perché la costituzione della nuova territoriale tra Fermo ed Ascoli doveva rappresentare, finalmente, il superamento del campanilismo, che tanti danni ha portato a queste due realtà” ribadisce.
In realtà, come spiegato in altri articoli, l’Uif esiste in quanto socia fondatrice di Confindustria Centro Adriatico e per questo in vita con tutti i suoi organi, ma senza più funzioni politiche: funzioni che Cesaroni, ex presidente Uif, dovrebbe conoscere a sua volta.
In merito a quanto sta accadendo, Cesaroni si dice “amareggiato e deluso da una classe imprenditoriale che dimostra ancora una visione miope, incapace di concentrarsi su quelli che sono i reali problemi del sistema industriale, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui dovremmo insieme provare a risalire la china”.
Chi faccia parte di questa classe imprenditoriale miope non è chiaro, non fa distinzioni tra piceni e fermani, tra espulsi e arbitri dotati di cartellino. Per chiarire ancora meglio il suo punto di vista si affida ad Adriano Olivetti: ‘Se ognuno di noi saprà chiedere al proprio fratello che cosa lo divide da noi, se ciascuno di noi saprà infondere al proprio vicino la propria certezza, se ciascuno di noi saprà sollevare una sola persona dall'incomprensione e sottrarla all'indifferenza, suonerà per noi tutti e per tutti la nostra campana’.
La soluzione quindi, un po’ come per Paniccià qualche giorno fa, è una: “Uscire dai personalismi e dalle diatribe. La sfida è quella di partire da qui, da Centro Adriatico, per arrivare ad una Confindustria regionale, per le ragioni che ho detto: è una questione di credibilità, la rappresentanza delle imprese non può essere affidata, in un mercato sempre più aperto e globale, ad un piccolo territorio. Confindustria Centro Adriatico, in questo senso, ha rappresentato un passo avanti importante”.
Se con espulsi e dimissionari o con chi resta lo si vedrà. Ma l’ultimo messaggio ai colleghi fermani è duro: “Trovo disdicevoli le polemiche di questi giorni e anacronistica l’ipotesi di un ritorno indietro, riesumando qualcosa che è morto. Teniamo invece vivo il confronto, il pensiero, la visione: queste sono le chiavi per assicurare futuro alle imprese e alle famiglie, in un momento così difficile”.
@raffaelevitali