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Cantieri, tragedie e lacrime tardive: chiudete l'A14 e lavorate

5 Febbraio 2023

*Raffaele Vitali

Ma può essere che le Marche diventano un caso nazionale quando sono segnate dalla morte? È una costante. E questa volta è ancora più evidente.

Un servizio di Sky, un altro del Tg1 e poi articoli e prese di posizione che rendono improvvisamente l’A14 un tema nazionale. Per quanto? Forse ore, magari un paio di giorni, fino al funerale del padre di famiglia e dei suoi due figli, che in più univa al suo essere uomo anche il plus del campione sportivo paralimpico.

La politica ricomincia con il suo refrain dell’ora basta. Ma sono parole vuote. La scelta di restare sempre nei confini del dialogo, dei tavoli convocati da Società Autostrade quando fa comodo, non paga. Mai una presa di posizione forte, mai una manifestazione, mai una dichiarazione fuori dagli schemi. Nulla che negli anni, perché sono anni che l’A14 tra le province di Fermo e Ascoli Piceno è un cantiere indegno, abbia fatto pensare al gestore che forse era il caso di accelerare.

È un tratto difficile, la difesa. Ci sono tante gallerie. Ma come, si è costruito il ponte Morandi in un tempo rapidissimo e non si è in grado di mettere a norma sei sette tunnel che non superano il chilometro di lunghezza? A Genova ci fu l’eclatante crollo con i suoi 43 morti e l’indignazione nazionale.

Ma qui di morti ce ne sono in continuazione, uno dietro l’altro. Magari a distanza di settimane o mesi, ma è una lenta carneficina. Un dopo l’altro, il numero di Genova viene raggiunto.

Intere famiglie che muoiono sul colpo, ignari 45enni come il mese scorso che si fermano contro uno dei tanti tir che transitano per le Marche. Che saranno anche piccole, ma se in Puglia o in Emilia vuoi andare, sempre qui bisogna passare.

Che fare allora? Oltre ad avere certezze sul futuro strutturale, nessuno sa nonostante parole e le promesse se la terza corsia si farà mai, bisogna agire sul presente. Un altro anno di lavori, di cambi carreggiata, di cantieri, che Autostrade continua a dire ben segnalati, sono inaffrontabili. Meglio chiudere il tratto, almeno si camion, lavorare per due mesi senza sosta e finalmente smettere di incassare un pedaggio vergognosamente chiesto agli automobilisti in questi anni di code e disagi.

Nel mentre, tutti sulla Statale Adriatica, tanto ci si finisce lo stesso, facendo pagare ad Autostrade il personale di vigilanza necessario a garantire la viabilità

Da anni si vive un disservizio pagato come un servizio, con in più l’incognita che chi la percorre ogni giorno affronta: ne uscirò vivo? Perché qui non basta stare attenti, come accaduto negli ultimi casi, c’è sempre la possibilità di finire nella corsia sbagliata e a quel punto, con un muro a destra e sinistra e nessuna corsia di emergenza c’è solo il miracolo.

Quello che non ha salvato il campione e i suoi figli. Quello che non salverà, dalla vergogna, chi ha il potere di decidere e cambiare il corso degli eventi. Che sia un sindaco, un governatore, un ministro o semplicemente un amministratore delegato.

*direttore www.laprovinciadifermo.com

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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