La Protezione civile regionale, con il gruppo del salvamento acquatico Fisa, ha donato disposititvi di protezione alla struttura del gruppo Kos.
di Raffaele Vitali
CAMPOFILONE – La struttura domina la provinciale Valdaso. “Questa è un’isola felice, personale di livello e nessun disagio per la popolazione” sottolinea Gabriele Cannella, sindaco di Campofilone. La struttura è la Residenza Valdaso – Anni Azzurri del gruppo Kos. Nata per diventare un popolo sanitario d’eccellenza che servisse questo pezzo di terra a cavallo tra le province di Ascoli Piceno e Fermo, è diventata un anello fondamentale della catena sanitaria che combatte il Covid 19. “Sono 62 le persone al momento da noi ricoverate. Sono divise in tre nuclei, tutti a pressione negativa, che garantiscono sicurezza e cure adeguate” spiega la direttrice sanitaria Gioia Renzi.
“Non facile, lo ammetto. All’inizio arrivavano pazienti più giovani, oggi la maggior parte sono over 80, in situazioni a volte critiche. Persone che passano qui mesi e che poi hanno bisogno di assistenza una volta guarite. Servirebbe una rete territoriale forte, delle residenze sanitarie per un recupero fisico. Non è immediato che una persona allettata torni dinamica. E spiegarlo alle famiglie è uno dei compiti più complessi che viviamo ogni giorno” prosegue.
Il dialogo, come in altre strutture, avviene via cellulare e tablet, il rapporto è continuo perché le persone hanno bisogno di sentire l’affetto, di vedere oltre il personale che si muove con tute e caschi. “Non eravamo nati per questo, ma ci siamo adattati in fretta e nella massima sicurezza. Con un monitoraggio continuo del personale, proprio pochi giorni fa sono arrivati i test sierologici, tutti negativi”.
Il gruppo Kos ha una fortuna: laboratori interni e mezzi di protezione fin dal primo giorno. “E noi – riprende Iole Egidi, responsabile territoriale della Protezione civile regionale – abbiamo voluto oggi far sentire la nostra vicinanza a chi ogni giorno dà tutto per salvare le persone”. Con il gruppo Fisa, gli esperti in salvamento acquatico, è partita una raccolta fondi che ha permesso di comprare i Dpi in modo da donare qualcosa di utile: mascherine, visiere, saturimetri, tute e tanto altro sono da oggi parte degli Anni Azzurri: “Abbiamo scelto gli Anni Azzurri, perché riferimento per un’area provinciale”.
Ringraziano i vertici degli Anni Azzurri, che in dono hanno ricevuto anche una polo, un gagliardetto e, per don Osvaldo, un cappellino della Fisa. “Non ci sono mai mancati i sistemi di protezione. Devo dire che ci siamo mossi per tempo. Già a febbraio l’amministratore delegato del gruppo ci ha fatto seguire dei corsi legati al Coronavirus e all’uso corretto dei sistemi di protezione. Oggi ne raccogliamo i frutti, a Campofilone, dove ci son 35 dipendenti, abbiamo avuto un solo caso” prosegue il dottor Bonifazi.
Ricevere doni è sempre bello, anche per chi è organizzato e potrebbe non averne bisogno: “Abbiamo richieste per altri posti letto, siamo ormai pronti ad aprire il quarto nucleo e quindi altri 20 posti letto. Il territorio vuole ‘pulire’ sempre più gli ospedali ed è chiaro che figure come la nostra, dotate delle migliori tecnologie, siano uno dei riferimenti chiave. Ma – prosegue la direttrice Renzi, affiancata da Giulio Silenzi – servono figure in ogni ambito. La prima call che apriremo è per gli Oss, speriamo ci sia una risposta importante perché noi siamo pronti ad assumerli”.
Terminata in tempo record, la struttura di Campofilone ha saputo trasformarsi in un’isola felice che non porta problemi, ma solo benefici: “Bisogna dire grazie oggi. Alla Protezione civile, ma soprattutto ai gestori della struttura. Noi sindaci siamo in prima linea, ma quando abbiamo persona come voi intorno tutto è più semplice. le paure, normali, di fronte alla notizia dei primi pazienti Covid è diventata orgoglio per il contributo che – chiosa il sindaco - la piccola Campofilone ha potuto dare”.
In chiusura, la benedizione di don Osvaldo Riccobelli, dopo un passo del vangelo di Luca: “La comunità vi è grata, voi avete capito prima degli altri cosa significa farsi prossimo di chi soffre, ognuno per la sua parte”.
@raffaelevitali