MILANO - Ecomuseo da integrare con il museo delle conchiglie e con il museo di San Benedetto del Tronto. questo l’auspicio che arriva da Tipicità per il futuro di porto San Giorgio. L’assessora Elisabetta Baldassarri si è presentata in compagnia dell’antropologo Francesco De Melis per convincere gli esperti di turismo che l’ecomuseo può essere davvero una attrattiva. Un percorso che sta nascendo che va dalla Vittoriosa a quello che sarà il vero fulcro, il microcinema sul Fortunale. E ci vuole tutta la dialettica di Francesco De Melis per sentirsi dentro la tempesta. “Parliamo di beni immateriali, detti volatili. Genere intangibile, ma di patrimonio dell’umanità. Una cattedrale romanica svetta piantata sul sodo, mentre le tradizioni volano, con proverbi, memorie, musica e danza. Esiodo diceva che l’oralità scorre nell’aria come un fiume, bisogna quindi riuscire a catturarla”.
Il piano sangiorgese ha come fondamento la cultura e la paura che scompaia la conoscenza con gli ultimi testimoni: “Con la fine delle sapienza orale, è necessario inventare nuove modalità, nuove forme di trasmissione dei saperi. Diffondere in forma nuova il patrimonio immateriale. Un fatto di fascino e successo, una scommessa: una forma nuova di una tradizione antica”.
E cosa c’è più di immateriale di una tempesta? Porto San Giorgio ha fatto in modo che si materializzasse. All’interno di una mostra immersiva sul patrimonio immateriale italiano all’interno di una mostra del Mibact, ‘Racconti invisibili’ sta toccando i musei di America Latina ed Europa dell’Est. “Dalla prossima estate l ‘opera video si avvarrà di un allestimento immersivo nella città di Porto San Giorgio. Si chiama ‘microcinema della tempesta’ e sarà all’interno della sala di palazzo Trevisani” spiega l’antropologo.
Un film della voce. “Abbiamo vestito di imamgini potenti e commoventi testimonianze raccolte anni fa di sopravvissuti di quella notte terribile che loro chiamano ‘la fine del mondo’. Il fortunale che ha cambiato la storia della città. La voce dei sopravvissuti di un tifone di cui pochi sanno, ma che lasciò nel 1935 undici marinai senza vita, vivrà fisicamente in città attraverso una istallazione di arte contemporanea. Chi entrerà si sentirà partecipe, una tempesta davvero immersiva”.
Tecnicamente è una camera oscura immersiva che permette di vedere la voce per tuffarsi nella memoria. “Camera scura di tela nera con monitor e un grande schermo, oltre a un sistema audio da qualità da studio. Una visione fisica e tattile, che fa stare così vicino da toccare lo schermo con gli occhi, i sensi verranno confusi. La tempesta toccherà nel profondo ogni partecipante, una nuova forma di spettacolo edificante per una esperienza toccante”. Nasce così un attrattore culturale che sarà legato a doppio nodo con le scuole.
@raffaelevitali