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Camera ardente, amici e parenti in lacrime VIDEO L'urlo disperato della madre di Giuseppe Lenoci: "Mio figlio non doveva essere lì"

16 Febbraio 2022

di Raffaele Vitali

MONTE URANO – Arriva poco prima delle undici il carro funebre con dentro Giuseppe Lenoci, il 16enne morto in un incidente stradale durante lo stage professionale. Si ferma davanti alla piccola chiesetta di Monte Urano. Dietro, l’auto con il padre, la madre e la nonna, che è la prima a scendere. Si avvicina alla bara bianca urlando. “Perché, nipote mio, perché?”.

Le si avvicinano gli altri parenti, poi scende la madre. Parla, grida, piange. “Figlio mio, non dovevi essere lì, non dovevi”. Lo ripete in continuazione, è l’unico modo per affrontare una situazione ingestibile, terribile. Le mani le appoggia sulla bara, si china e la bacia. Fino a poche ore fa almeno poteva guardarlo, ora non resta che la foto appoggiata sul legno. "Quel giorno non era neppure il suo turno, ha voluto fare un piacere a un compagno" ribadisce la nonna. Anche su questo farà chiarezza l'indagine.

Dopo poco, il presidente del Campiglione Monte Urano le consegna la maglia gialla di Giuseppe, il numero 9. “Grazie, grazie, il calcio per lui era importantissimo”. L’ultima partita aveva giocato molto bene, non si tirava mai indietro, dentro e fuori dal campo. C’è la sindaca Moria Canigola ad accoglierli, ad accompagnare la madre e la nonna dentro la chiesetta. Si ferma con loro, ci parla, le ascolta. Arriva anche l'avvocato Salvatori, che consce da anni la famiglia Lenoci e non poteva dire di no alla richiesta di aiuto.

Gli amici sono increduli, appena si trovano uno di fronte all’altro scoppiano a piangere e poi lunghi abbracci per farsi forza. Tutti sperano che sia un incubo, non può essere che l’amico, quello che correva in mezzo al campo, quello che amava il lavoro che stava imparando, quello che era pronto sembra ad aiutarti sia morto, contro un maledetto albero dentro quel furgone che doveva essere il pass per un futuro professionale ed è diventato la sua tomba.

“Era buono, se vedeva uno in difficoltà lo aiutava. Anche in campo. Pensate che ha rinunciato a tirare l’ultimo rigore in campionato, perché ci teneva a farlo un compagno, lui era così” aggiunge un amico. Il padre entra ed esce, non riesce a stare fermo, è sconvolto ma non riesce a piangere, è come se lui ora si trovasse in un altro mondo, già con Giuseppe, “mio figlio, quello che mi hanno portato via” aggiunge.

Se a Monte Urano si piange, uniti dal dolore, a Fermo e Ancona si lavora per capire cosa sia successo. La Procura ha acquisito le carte dello stage, per comprendere gli accordi tra scuola e aziende, selezionate con cura dagli Artigianelli che con i corsi professionali da anni garantiscono un lavoro a tantissimi ragazzi; il 37enne che era alla guida dovrà chiarire le dinamiche dell’incidente. Domani il funerale, alle 10 del mattino a Monte Urano, che si fermerà, visto che la sindaca ha deciso il lutto cittadino.

@raffaelevitali

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