di Raffaele Vitali
PORTO SAN GIORGIO – Passano i giorni, pian piano si capirà se i buyer incontrati al Micam di Milano diventeranno poi ordini e quindi incassi per i calzaturieri fermani.
L’aria respirata è stata però fresca e lo conferma anche Paolo Bracalente, titolare di Assia Trend - Soffice sogno, che ha sede a Porto San Giorgio. “La fiera ci ha detto che il lavoro fatto è buono e conferma quanto già mostrato con l’estivo che abbiamo venduto bene”.
Il business di Bracalente è diverso da quello dei colleghi. Come tutti ha un mercato internazionale, “ho incontrato buyer da Londra e Israele, oltre a francesi e austriaci”, poi italiano, “la rete di agenti raggiunge ogni angolo”, ma soprattutto televisivo. Perché Assiatrend è leader nel settore delle televendite, un mondo in cui il made in Porto San Giorgio piace e pure tanto.
“Il canale di vendita televisivo ha resistito rispetto ai canali tradizionali. Un po’ di flessione, ma Qvc funziona, si sono alzati i sell out” spiega Bracalente che in tv ci mette il suo di volto. La collezione si è arricchita, anche per rispondere alle richieste del pubblico: non solo sneaker, un nuovo sportivo ma sempre con un po’ di tacco, quei 3-5 centimetri che mantengono la femminilità. E poi c’è il grande ritorno del mocassino.
Come tanti ha un problema di manodopera, “visto l’aumento di produzione”, ma non si è perso d’animo. “Dall’Italia sono andati via anche i tomaifici cinesi, perché ormai sono tornati in patria per produrre direttamente. E così – spiega Bracalente – ci siamo rivolti al vecchio sistema delle lavoranti a domicilio. Per l’orlatura è fondamentale. Sono una grande risorsa, solo che parliamo di over 50 che abbiamo trovato direttamente o attraverso un’azienda nostra partner che ha creato una rete anche con altre piccole imprese”.
Un sistema che sta permettendo ad Assia Trend di rispondere alle richieste, ma che complica la gestione: “Noi abbiamo scelto di rimanere in Italia, anche per questa fase di produzione. Fare tutto in zona aumenta la qualità del prodotto” ribadisce convinto.
Se i clienti restano è per l’affidabilità del prodotto e per la certezza di prezzi e tempi di consegna: “Dobbiamo riuscire ad attirare i giovani in azienda, lo ribadiscono da tempo. Ma dobbiamo anche tenerci i dipendenti che abbiamo. Per farlo, due strade: la prima è quella del welfare aziendale, prendendo a esempio Tod’s con asili, palestre e screening gratuiti. La seconda è portare al tavolo delle associazioni, penso a Confindustria, le griffe che scelgono la nostra provincia, serve un patto perché noi non potremo mai essere competitivi con gli stipendi. Basti pensare che il mio modellista se ne è andato in una azienda in Veneto, l’offerta era davvero irrinunciabile. Al suo posto ho dovuto prendere due figure, un trentenne e un 58enne e non è stato facile”.
La sfida futura per Bracalente è l’Italia: “Vogliamo rafforzare il mercato che per noi rappresenta il 70% del fatturato. Senza togliere lo sguardo dal mondo. Penso alla Grecia che per noi è un ottimo cliente”. In questo modo il futuro dell’azienda che ha 24 dipendenti e dà lavoro ad altre aziende come terziste non potrà che essere più bello: “Sotto Covid ho fatto una scelta che oggi mi ha ripagato. Mentre tuti parlavano di ‘non ritiro’ o ‘sconti’ ho attuato una politica differente: nessun sconto, ho consegnato la merce e ho permesso ai clienti di pagare dopo un anno, alla ripresa delle cerimonie. I clienti hanno apprezzato la scelta: un rispetto reciproco. Per noi è stato uno sforzo economico importante, abbiamo fatto da banca per il cliente, ma il prodotto lo meritava e il mercato ci ha dato ragione”.
