MONTEGRANARO – “I nostri prodotti, il made in Italy, hanno alle spalle un lungo lavoro di progettazione, un investimento importante in ricerca e sviluppo che richiede mesi di impegno prima che il prodotto finito esca dalla fabbrica per arrivare ai clienti italiani e sui mercati internazionali. Si pensi per esempio a tutto il mondo della moda e dell'accessorio” sottolinea Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli Esteri.
IL RISCHIO DEL BLOCCO
“Prolungare la chiusura sine die non significa soltanto compromettere le collezioni di quest'anno, ma anche quelle che tra progettazione, scelta dei materiali e predisposizione dei campionari andranno in negozio tra due o tre stagioni" ribadisce Scalfarotto, uno dei politici più vicini da sempre alla moda e al mondo dei calzaturieri in particolare. E infatti Scalfarotto si è anche confrontato con Siro Badon, numero uno di Assocalzaturifici: “Mi ha ribadito il massimo impegno delle loro imprese a investire massicciamente per garantire sui luoghi di lavoro la più assoluta sicurezza per i propri dipendenti, le cui competenze e professionalità costituiscono del resto la più importante risorsa delle loro aziende".
LA VOCE DI MONTEGRANARO
Voci alte che si spera ascoltino quanto prima quelle basse, chi sta in trincea e quando può urla. È il caso di Lucio Melchiorri, imprenditore e consigliere comunale di Montegranaro, la città della calzatura, che ha aperto gli occhi sulla situazione di enorme crisi. “Abbiamo chiuso le fabbriche il primo di marzo, ma è come se le aprissimo il primo gennaio 2021”. Tante le stagioni perse, non certo due. E Melchiorri entra nel dettaglio.
“Abbiamo perso tre stagioni e la quarta è a rischio. La prima è quella invernale, che non ci è stata ancora pagata. Spesso il commerciante prende la nuova e paga la vecchia. Ora che accadrà? Noi abbiamo ancora scadenza di pagamento di scarpe consegnate a luglio e settembre. La seconda che salta è quella estiva, che avevamo consegnato. Se uno è stato fortunato ha spedito il 60-70%, il restante resterà all’interno delle aziende. Il punto è che anche quello spedito non sappiamo quando ci sarà pagato, forse a novembre. E voglio essere ottimista. Mettendo che un 15% potrebbe non pagare, resteremmo senza scarpe e senza soldi. E con quello che è rimasto dentro, che ci facciamo? Chi lo compra, i negozi che oggi sono chiusi e che quando riaprono devono finire quello che hanno? Il rischio è di darle poi a quello che te le compra a prezzo stracciato e ti fa rimettere. La terza è quella che avremmo dovuto iniziare a produrre, pochi o tanti ordini, dovevamo già avere avviato la produzione. Ma anche quello che doveva mandarti l’acconto si è fermato. E gli altri che faranno?”.
DRAMMA SOCIALE
Non facile per chi oggi ha l’impresa chiusa e il futuro senza certezze: “Che accadrà con il campionario estivo 2021, quello che andrebbe in produzione a ottobre. A settembre vado al Pitti, al Micam, in Germania, ma il cliente che avrà un sell out del 30%, come può comperare l’estivo 2021? Ecco che la quarta stagione rischia di partire con il passo sbagliato. Per cui, se tutto andrà bene ci riprenderemo con l’invernale che produrremo nel prossimo aprile” ha concluso Melchiorri mandando un messaggio al suo Comune: “Attenzione, se oggi abbiamo avuto 473 richieste di aiuto, anche di gente impensabile, il rischio è che tra sei mesi ne avremo il doppio. Tutto questo l’ho detto per far capire a chi sta fuori da una azienda. Non è facile farlo capire a tutti. per questo credo che insieme bisogna lavorare sulle strategie, perché a Montegranaro si vive di scarpe. Non abbiamo alluminio e vetro, non viviamo di opere pubbliche. Viviamo di scarpe, non dobbiamo mai dimenticarlo”.