FALERONE – Dalle maglie alle mascherine. “Abbiamo deciso di contribuire con ciò che sappiamo fare meglio: trasformare un filo in qualcos’altro. Così da giorni produciamo mascherine che non sostituiscono quelle chirurgiche, sono senza certificazione e non hanno i requisiti per essere classificate come dispositivi medici anti Coronavirus, aiutano però ad isolare, quanto più possibile, l’aria dell’ambiente esterno dalle mucose di naso e gola” spiega Alice Totò, figlia dei titolari della Calimar di Falerone.
L’azienda, specializzata in prodotti di maglieria, ha dato il via a questa produzione. All’inizio per necessità interna, poi perché servono a tutti. “Sono riutilizzabili previa disinfezione. Oggi siamo in grado di produrne mille al giorno”. Il costo? “Non lo facciamo per soldi – spiega l’amministratore Adriano Totò – ma per dare un servizio alla comunità. Chiediamo solo un contributo simbolico che neppure copre le spese. Abbiamo distribuito centinaia di mascherine a Comuni, associazioni, aziende, cittadini. Con la nostra tradizionale attività siamo fermi da dieci giorni, così con mia moglie e mia cognata abbiamo pensato di realizzare prima un prototipo e poi la mascherina vera e propria cucita con due tessuti diversi per isolare la bocca dall’esterno”.
Il tutto dopo aver reso sicura l’azienda: “Abbiamo sterilizzato le nostre macchine da cucire. Teniamo duro, andrà tutto bene. Sperando di essere d’aiuto, ci trovate in azienda”.
@raffaelevitali