FERMO - Il caldo torrido anticipato e la siccità mettono a rischio la produzione id grano e le prime stime, a oggi, non sono affatto positive con un calo produttivo in diverse aree del Paese, nonostante l'aumento delle superfici coltivate.
Tuttavia la qualità dei cereali italiani, da Nord a Sud della Penisola, si preannuncia di grande qualità, per l'assenza di problemi fitosanitari in ogni parte del Paese. È l'analisi di CAI - Consorzi Agrari d'Italia, che realizza una mappa delle rese regione per regione. In Emilia Romagna, patria del grano tenero, le prime stime oscillano tra il -10 e il -20% rispetto alla produzione record dello scorso anno: calo evidente soprattutto per gli areali seminati a fine autunno, mentre per le varietà tardive il calo è più contenuto.
Le Marche, terra soprattutto di duro, segnano -10% stimato delle rese. Toscana e Lazio viaggiano intorno al -25%, così come l'Abruzzo, mentre in Molise cali previsti tra il 15 e il 20%. Il granaio d'Italia, la Puglia, viaggia tra il -20 e il -25% atteso, mentre la Sicilia registra punte del -30%. Maglia nera, in questo momento, alla Basilicata con -35%.
“I primi dati consolidati sulle rese - spiega Cai - serviranno a delineare un quadro più chiaro della situazione. «Il clima torrido di questi mesi purtroppo non aiuta le rese, ma i cereali italiani, a causa dell'assenza di problemi fitosanitari in ogni parte del Paese, si preannunciano di grande qualità da Nord a Sud. I prezzi dei prodotti agricoli dovrebbero mantenersi adeguati agli investimenti degli agricoltori in linea con i dati del periodo”.