di Raffaele Vitali
“Si pretende che i sindaci abbiano la soluzione a tutti i problemi! Ma questi, lo sappiamo, non si risolvono solo ricorrendo alle risorse finanziarie”. Ascoltano attenti i 118 sindaci provenienti da tutta Italia che sono stati ricevuti da papa Francesco in Vaticano, nella sala Clementina. Tra di loro una delegazione di primi cittadini marchigiani, tra cui la presidente Anci Valeria Mancinelli, Paolo Calcinaro, Matteo Ricci e Sandro Parcaroli.
“Un incontro emozionante, un momento di confronto e di riflessione sui temi del sociale, dell'emergenza sanitaria, del lavoro e della politica come dialogo tra culture” ha sottolineato Ricci che ha ringraziato il Papa per la vicinanza data in questi anni alla famiglia di Andrea Ferri, ucciso a colpi di pistola da un suo dipendente che voleva rapinarlo.
“Le parole del Santo Padre sono state di vicinanza, di supporto e di incoraggiamento per l'azione degli amministratori locali, anche loro dopo questo periodo molto duro hanno bisogno di umano conforto. Al termine c'è stato il breve passaggio con tutti i presenti e questo fa capire la grandissima umanità e personalità di Papa Francesco" prosegue Calcinaro.
Papa Francesco si è posto come ‘uno di loro’. “Immagino che a volte sentiate la solitudine della responsabilità. Spesso - ha osservato - la gente pensa che la democrazia si riduca a delegare col voto, dimenticando il principio della partecipazione, essenziale perché una città possa essere bene amministrata”.
Un richiamo al senso di responsabilità delle persone, che ha spesso dato anche durante la fase di maggior emergenza pandemica: “Quanto è importante poter contare sulla presenza di reti solidali, che mettano a disposizione competenze per affrontarle. La pandemia ha fatto emergere tante fragilità, ma anche la generosità di volontari, vicini di casa, personale sanitario e amministratori che si sono spesi per alleviare le sofferenze e le solitudini di poveri e anziani. Questa rete di relazioni solidali è una ricchezza che va custodita e rafforzata” è la richiesta che il pontefice ha lasciato nella mente dei primi cittadini.
“Ci abbiamo provato ad alleviare le sofferenze. Per farlo - ha ribadito Decaro al Papa - abbiamo guardato negli occhi la paura, abbiamo affrontato la morte di chi ci stava intorno, abbiamo aiutato chi restava solo in casa e facendogli avere un sacchetto di spesa o anche solo chiamandolo al telefono per una breve chiacchierata. Anche noi abbiamo avuto paura, Santità. Non ci vergogniamo a dirlo. Ci siamo trovati, come tutti, a dover affrontare una minaccia sconosciuta e invisibile. Come tutti, non avevamo nei primi tempi gli strumenti e le conoscenze per affrontarla e temevamo che questa bufera avrebbe spazzato via tanti anni di lavoro e di sacrificio, dei nostri concittadini e di noi amministratori. Eppure noi, anche per la responsabilità che abbiamo, questa paura sapevamo di doverla vincere e l'abbiamo vinta”.
Un ruolo complesso quello di sindaco, che il Pontefice esorta a non dimenticare mai: Che non devono mai dimenticare il loro ruolo: “Anche in una città, a situazioni differenti si deve rispondere con attenzioni diversificate; perciò la paternità, o maternità, si attua anzitutto attraverso l'ascolto. Il sindaco o la sindaca sa ascoltare. Non temete di 'perdere tempo’ ascoltando le persone e i loro problemi. Un buon ascolto aiuta a fare discernimento, per capire le priorità su cui intervenire”.
Sono stanchi, ma nessun sindaco si tira mai indietro. “La vostra presenza – ha proseguito rivolgendosi al presidente Anci Decaro - è stata determinante per incoraggiare le persone a continuare a guardare avanti. Siete stati punto di riferimento nel far rispettare normative a volte gravose, ma necessarie per la salute dei cittadini. Anzi, la vostra voce ha aiutato anche chi aveva responsabilità legislative a prendere decisioni tempestive per il bene di tutti. Ma ricordatevi che dalle periferie si vede meglio la totalità, non dal centro, dalle periferie. Voi lo sapete molto bene: non c'è città senza poveri - ha sottolineato Francesco -. Aggiungerei che i poveri sono la ricchezza di una città, questo a qualcuno sembrerà cinico, no, non è così; ci ricordano le nostre fragilità e che abbiamo bisogno gli uni degli altri”.
Il finale è di condivisione delle responsabilità: “Vi chiedo per favore di pregare per me. Perché anche io sono sindaco di qualcosa”. Parole che Decaro riporterà alle migliaia di primi cittadini in giro per l’Italia: “Con le sue parole sulla responsabilità di prendersi cura degli altri, ci ha restituito il senso di un lavoro quotidiano che cerchiamo di onorare al meglio nei nostri territori. Il suo esempio e il suo appello saranno per noi una guida morale e istituzionale nel lavoro che ci attende nei prossimi mesi per la ricostruzione fisica e sociale del nostro Paese”.
Come lo saranno le parole di Edoardo Menichelli, il cardinale arcivescovo emerito di Ancona: "Il sindaco è custode di una porzione di umanità. Deve custodire il passato e la sua memoria e renderli fruibili senza gelosie e privatismi. L’identità di ogni comune deve essere anche capace di respirare una sorta di cittadinanza universale che è resa obbligata non solo dalla globalizzazione in cui siamo immersi ma da quella identità di fraternità che rende (o dovrebbe rendere) l’umanità solidale".