Che ci crediate o no, la resurrezione è qualcosa di incredibile. Il massimo atto di fede, per alcuni, qualcosa di impensabile, per altri. Una parola che segue il momento più incontrollabile, la morte. Ma che spesso viene usata per celebrare qualcosa di bello, voluto e raggiunto nel momento più difficile. Dietro questa parola c’è la bellezza dell’italiano, di una lingua che sa articolare le sue parole nei modi più belli.
Per la Treccani può essere usata nel senso di “rinascita, riacquisizione di valori e beni perduti” oppure come “ricostituzione, ripresa della propria attività”. E quest'ultimo significato per il Fermano, ma in generale per le Marche, è fondamentale. È ora di mettere da parte la resilienza, che ha stancato tutto. Perché lo sappiamo che siamo in grado di resistere, il problema è se siamo in grado di risorgere.
Le sfide sono innumerevoli. Il problema è che solo uno è risorto da solo. Speriamo che la giornata di festa serva a ricordarlo a tanti, troppi, che pensano di poter seguire le sue orme. Senza capire, così, che per risorgere, nella vita quotidiana, serve il gruppo.
Serve la programmazione condivisa, serve la capacità di ascoltare e poi tirare le somme. Prendendo anche decisioni impopolari, come la ciclabile a Porto san Giorgio, ma fondamentali per cambiare il corso degli eventi e del pensare.
Chi crede di potercela fare da solo, eviti anche di andare in chiesa, almeno sarà coerente con se stesso e non fingerà di credere nell’aiuto altrui. Che poi, chi sta lassù, aiuta lo stesso. Che si creda o no.
*direttore www.laprovinciadifermo.com