PESARO – Quando vinci all’ultimo secondo capisci tante cose. La prima è che il tuo play, Davide Moretti, ha le spalle più larghe di quanto si pensi. La seconda è che c’è anche un giocatore da cui andare quando la palla scotta, ovvero Abdur-Rahkman. La terza è che se il capitano Delfino tornerà anche al 50% delle sue potenzialità, l’asticella si può alzare. Quante cose racconta il 90-89 con cui la Vuelle ha battuto la Reyer Venezia, una delle corazzate del campionato.
Due giornate, due vittorie, alla faccia di chi credeva che Pesaro avrebbe iniziato male la sua nuova stagione. Invece, la Vuelle si è presa pure il lusso di dare spettacolo per venti minuti. Quelli in cui Venezia non ha capito praticamente nulla. Poi, però, le gambe pesanti si sono fatte sentire. Del resto, Pesaro gioca senza il suo leader e Charalampopoulos era al rientro.
Come direbbe Repesa, non contano solo i punti, c’è quella voce che si chiama plus minus che pesa. E allora inevitabile parlare di Matteo Tambone che a Pesaro ha trovato la sua dimensione. Il +17 nella voce più complicata in questi match lo sta a dimostrare. Aggiungiamoci poi 15 punti in 29 minuti e si capisce molto di questa importantissima vittoria.
Repesa sta plasmando un gruppo in cui l’asse italiano pesa: ai due esterni si aggiungono Mazzola e Totè. Aspetto fondamentale per chi deve sudare ogni domenica per vincere, non avendo magari l’uomo da trenta punti facili facili che hanno alcune big.
La Vuelle si conferma una squadra equilibrata, che ama attaccare il ferro, la riprova dal fatto che i tiri da due sono più del doppio di quelli da tre. Che poi i pesaresi sanno anche segnare (9/22 alla fine).
Aver tenuto Venezia a 37 punti nei primi due quarti ha dato forza e consapevolezza a Moretti e compagni. C’era timore per il terzo quarto, che spesso decide i match, ma Tambone è rimasto lucido anche quando un tecnico a Repesa poteva complicare tutto.
Ci sono però giocate che cambiano a volte il ritmo di un match e questo è avvenuto quando Kravic, come sempre solido e puntuale, ha sbagliato una schiacciata (77-67). Venezia si è ricaricata, ha pensato che Pesaro potesse avere paura e ha messo in mostra l’esperienza di chi da anni viaggia tra le prime quattro, toccando un meno uno a 2 minuti dalla fine che diventa addirittura sorpasso.
Pesaro voleva vincere, anche perché meritava di vincere e giocare in casa l’ha aiutata. La gente si è scaldata, applausi per i biancorossi, fischi per gli ospiti, pressione sugli arbitri. Quella che invece non sente mai nelle sue mani Moretti che dalla lunetta ricuce prima che Abdur-Rahkman completi il lavoro. Per una notte Pesaro è prima in classifica, da sola come ai tempi di coach Bianchini, che era in tribuna. Giusto così.
Raffaele Vitali