FERMO – Più food marchigiano per tutti, ma in pochi comprano quello della provincia di Fermo. Oltre 287 milioni di euro vale l’export agroalimentare marchigiano da gennaio a settembre, in aumento del 6% rispetto al 2018. I numeri sono della Coldiretti Marche su dati Istat relativi al commercio con l’estero. Un settore in crescita da tempo e che premia la professionalità delle aziende nel perseguire qualità e distintività dei prodotti. Uno dei dati più belli è il ritorno in massa dei russi che comprano e vogliono mangiare made in Marche. Chissà che non tornino a comprare anche le scarpe del distretto.
Tra le province è sempre Ancona a fare da traino con oltre 88milioni mentre Pesaro con 82 milioni è quella che ha fatto registrare il miglior aumento rispetto al terzo trimestre 2018: +15%. Seguono Macerata (55,6 milioni), Ascoli (54,3) e Fermo (6 milioni). “La qualità dell’agroalimentare italiano cresce sui mercati esteri - è il commento di Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – ma è necessario frenare gli attacchi rivolti al Made in Italy contrastando l’etichettatura nutrizionale a semaforo o il nutriscore sugli alimenti, sistemi di etichettatura fuorvianti, discriminatori e incompleti che indicano come rischiosi per la salute i pilastri della dieta mediterranea, riconosciuta Patrimonio Unesco”.
Il rischio, per paradosso, è di dare poi il bollino verde a prodotto artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. E pensare che più della metà del valore delle produzioni agricole e manifatturiere alimentari marchigiane arriva proprio da scambi con i paesi dell’Unione Europa. In testa, tra i più innamorati della tavola marchigiana ci sono tedeschi e francesi, rispettivamente oltre 30 e 22 milioni e in aumento di circa il 4,7% e il 17%. In aumento anche le esportazioni verso gli States nonostante le incertezze legate alle minacce di Trump di innalzare al 100% i dazi sui prodotti europei contro la digital tax: quasi un 25% in più per superare i 20 milioni di valore. Esportazioni che aumentano anche verso la Russia (+55%) e la Cina (10%).