*E’ noto che la scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre 2023 fissata dal Consiglio di Stato, è stata differita dall’attuale Governo con decreto milleproroghe al 2024, salvo ulteriore anno in caso di contenziosi o impedimenti per i Comuni nell’espletamento delle procedure di gara.
Su questo quadro legislativo, il dato di realtà vuole che i comuni non potranno procedere se prima a livello nazionale non si sia provveduto tanto alla mappatura aggiornata dell’esistente da mettere a gara, quanto alla determinazione dei principi e dei contenuti dei bandi di assegnazione.
Una situazione complessa e fluida in continuo urgente divenire, segnata dall’esigenza di tutelare le 30 mila aziende operanti nel settore e con esse gli investimenti esistenti e al contempo consentirne di nuovi aprendo al mercato e alla concorrenza.
Il dibattito si arricchisce oggi di un nuovo contributo.
Interviene in tema di concessioni balneari, la Corte di Giustizia Europea, sezione terza, con sentenza C348/22 del 20 aprile 2023, la quale, se è vero che ribadisce ancora una volta concetti assolutamente chiari e consolidati in materia, al contempo fornisce al Governo e alle parti sociali nuovi spunti utili a dipanare l’intricata questione.
I punti chiari sono fondamentalmente cinque:
La novità concerne invece un punto tutto da chiarire e approfondire: la scarsità delle risorse naturali.
Il tema è dirimente nell’affrontare la questione in quanto esso è il presupposto dal quale muove la Bolkestein, come dire che non si possono fare rinnovi automatici e si deve procedere a gara quando le risorse sono scarse, non quando ce ne sono in abbondanza.
Ma questo cosa significa? Come si fa a dirlo?
Ecco allora l’importanza della sentenza in esame.
"Il diritto dell'Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un'analisi del territorio costiero del comune in questione.
E' necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati".
In altre parole si può dire che le coste italiane sono per loro natura un bene limitato oppure, ricordando che le concessioni le rilasciano i comuni, valutare tratto per tratto le singole realtà locali.
Soluzione quest’ultima molto più complessa da abbracciare, che pretende l’individuazione di criteri tecnici oggettivi di determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile, che contemperino il dato unitario nazionale con quello disaggregato locale.
Se però si prendesse questa via, le concessioni balneari allora non andrebbero più tutte a gara, ma solo alcune, secondo criteri da stabilire.
Ipotesi suggestiva e c’è chi vede in questa via la soluzione, io no.
Sufficiente porsi con onestà intellettuale due semplici domande su scarsità della risorsa e principio di uguaglianza:
Parafrasando una celebre canzone di Enzo Jannacci, che trattava la storia di un uomo che veniva continuamente respinto, perfino dal suo stesso funerale, abbiamo che
Si potrebbe andare tutti quanti di concorrenza,
Vengo anch'io? No, tu no
Per vedere come sta la libertà di mercato
E gridare: Vinca il migliore!
E vedere di nascosto l'effetto che fa
Vengo anch'io! (No, tu no!)
Ma perché? (Perché no!)
*avvocato Andrea Agostini