FERMO – Botta e risposta, la questione Ru486, ovvero la possibilità di permettere ai consultori di somministrare la pillola abortiva che è stata negata nelle Marche, fa discutere anche chi vive lontano dalle Marche. Come l’x presidente della Camera, Laura Boldrini.
"La maggioranza di destra stanno scardinando il diritto delle donne all'autodeterminazione e mettendo a rischio il loro benessere. Misoginia e razzismo sono un combinato molto pericoloso che non possiamo sottovalutare. Boicottare la Ru486 e le nuove linee guida previste dal ministero della Salute per il suo uso, per altro durante un'emergenza sanitaria, è inaccettabile. Significa infatti mettere a rischio la salute delle donne. Manteniamo alta la guardia e - sottolinea battagliera la Boldrini - prepariamoci. Ancora una volta, infatti, dovremo difendere i nostri diritti da una destra che, ad oggi, è fra le peggiori di sempre. Nelle Marche e non solo".
Ma l’attacco della Boldrini non resta senza difesa. Una delle donne finite sotto accusa, perché parte della maggioranza, è Elena Leonardi, quota Fratelli d’Italia e presidente della commissione Sanità: “Quello dell'interruzione volontaria di gravidanza è un tema sensibile che va affrontato sempre con rispetto e delicatezza. Prima cosa – precisa la Leonardi – non abbiamo prodotto alcun atto contrario alla legge 194, ma ha semplicemente respinto una mozione che chiedeva l’adeguamento a delle linee guida ministeriali che sono in contrasto con la stessa legge”.
La Leonardi entra nel merito del diritto: “Nel 2007 il Consiglio di Stato ha stabilito che 'le circolari ministeriali non si devono ritenere applicabili laddove le stesse non risultino conformi a legge'. Noi vogliamo potenziare i consultori e mettere in campo iniziative di supporto economico e psicologico che affianchino la donna in un momento tanto delicato. Non è intenzione di questa maggioranza accostare le problematiche di denatalità del nostro Paese a quelle legate all'utilizzo della RU486”.
Ma queste parole non bastano alle consigliere comunali di maggioranza di Porto San Giorgio: Marisa Amoroso, Roberta Bonanno, Catia Ciabattoni, Carlotta Lanciotti e Stamura Pasquini. “Il mancato recepimento e il conseguente divieto all’utilizzo della pillola RU486 nei consultori significa impedire alle nostre corregionali l’accesso ad un metodo di interruzione di gravidanza farmacologico e, pertanto, più semplice, meno invasivo ma soprattutto meno traumatico, non comportando anestesia e intervento chirurgico”.
Il punto è sempre lo stesso: nelle Marche è ancora più importante perché la percentuale di medici obiettori è altissima. “Ancora di più da condannare sono le parole del consigliere Ciccioli che guarda alla figura della donna relegandola esclusivamente a un mero ruolo di procreatrice, privata di libero arbitrio e propria dignità, non più libera di poter scegliere in merito alla propria vita. Oggi non si riconosce il diritto ad una maternità consapevole e libera domani magari il diritto al lavoro, al welfare o chissà cos’altro”.
La questione non si chiuderà qui, visto che il gruppo regionale del Pd ha presentato una mozione che però i consiglieri di maggioranza, tra cui lo stesso Ciccioli e la capogruppo di Forza Italia Jessica Marcozzi, respingono senza esitazione. Riprendendo alcune delle ragioni già espresse dalla Leonardi e aggiungendo, in merito alla richiesta di ridurre la percentuale di medici obiettori in regione, “che questa sarebbe davvero una scelta antidemocratica e indecente. Per questo irricevibile. Mentre è intenzione della maggioranza applicare pienamente in modo corretto la legge 194”.
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