FERMO - Due anni di lavoro. Tanto è durata l'indagine dei militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Fermo che, nel periodo compreso tra luglio 2022 ed aprile 2024, sotto l’egida della locale Procura della Repubblica, è riuscita a mettere in luce l'esistenza di un sodalizio criminale, composto da cittadini albanesi dedito, tra l’altro, allo spaccio di sostanze stupefacenti nella circoscrizione fermana.
L’attività, che trae origine dalla valorizzazione di precedenti risultanze investigative emerse a seguito di un’attività delegata dall’A.G., ha consentito di disarticolare un sodalizio operante prettamente sul territorio fermano, ma con diramazioni in tutte le province marchigiane nonché in Abruzzo e Umbria.
Nello specifico, l’operazione aveva consentito di trarre in arresto 3 soggetti di origine albanese in flagranza di reato e di recuperare, sottoponendo a sequestro, ingenti quantitativi di sostanza stupefacente di varia tipologia: 6,7 kg di marijuana, circa 6 kg di hashish, circa 2 kg di cocaina ed oltre 2 kg di eroina, impendendo così l’illegale commercializzazione nel mercato marchigiano e nelle regioni limitrofe.
Attesa la portata dei recuperi di stupefacente e valutate le risultanze emerse i militari operanti, d’intesa con il Pubblico Ministero titolare delle indagini, avevano avanzato richiesta di misura cautelare in carcere - prontamente accolta dalla procedente Autorità Giudiziaria - nei confronti di un soggetto albanese trentaseienne, delineatosi quale vertice dell’organizzazione.
All’atto dell’esecuzione della misura cautelare, grazie anche all’ausilio dei “Cash-Dog” in forza al Corpo, venivano rinvenuti e sottoposti a sequestro 52.730 euro in contanti, considerati quali provento dell’attività di spaccio di stupefacenti.
L’attività effettuata dalla Guardia di Finanza consentiva di sottoporre a sequestro, oltre alla sostanza stupefacente, diverso materiale utile al confezionamento della stessa, n. 11 dispositivi cellulari impiegati nell’illecita attività e n. 4 autovetture di media cilindrata utilizzate per il trasporto della droga, colpendo in modo significativo un’organizzazione criminale che, secondo quanto ricostruito in fase d’indagine, avrebbe movimentato stupefacenti per un controvalore di oltre 4.700.000 euro.
Nelle fasi successive, a seguito di approfondimenti eseguiti sulle posizioni economico-patrimoniali dei principali indagati e dei relativi congiunti, i finanzieri hanno appurato, oltre a notevoli incongruenze fiscali, che gli indagati si adoperavano al fine di trasferire i proventi illeciti derivanti dallo spaccio di stupefacente verso il territorio albanese.
Il Pubblico Ministero, valutato il solido quadro accusatorio elaborato a seguito degli elementi raccolti dagli operanti e ravvisando le violazioni di cui agli artt. 648 bis c.p.p. (Riciclaggio) e 648 ter comma 1 c.p.p. (c.d. Auto-Riciclaggio) - notificati agli indagati gli “avvisi di conclusione indagini preliminari” (ex 415-bis. C.p.p.) - ha poi richiesto per 15 di essi il rinvio a giudizio, considerando che i tre soggetti arrestati in flagranza hanno già patteggiato con pene dai 3 ai 4 anni di reclusione. Inoltre, l’A.G. operante ha formulato al G.I.P. del Tribunale di Fermo richiesta per l’applicazione di una misura ablativa patrimoniale.
Aderendo a quanto richiesto, il Giudice ha emesso apposito provvedimento di sequestro preventivo di circa 48.000 euro in denaro e titoli detenuti presso gli istituti di credito dalla madre di uno dei principali indagati: l’anziana donna albanese non aveva fonti di reddito tali da giustificare le somme di denaro detenute, pertanto le stesse potrebbero ragionevolmente rappresentare il provento dello spaccio dell’attività illecita.
Le condotte illecite sono attualmente al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e, sulla base del principio di presunzione di innocenza, l’eventuale colpevolezza delle persone sarà definitivamente accertata solo ove interverrà sentenza irrevocabile di condanna.