di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – È iniziata la convivenza con il Coronavirus e al contempo quella con la mascherina. Perché il Dpi, dispositivo di protezione, più comune ci accompagnerà a lungo, di certo fino all’autunno. E allora non resta che abituarsi, magari cercando di essere sicuri e ‘belli’ allo stesso tempo. A questo ha pensato l’azienda della famiglia Bigioni guidata da due fratelli, Ronny e Riccardo, e una sorella, Roberta. “Non semplici mascherine, ma oggetti di moda” ecco la sfida.
Ronny Bigioni, dalle scarpe alle mascherine?
“Scarpe e mascherine è più corretto. Siamo partiti a fine aprile, il punto è che con la mascherina dobbiamo convincerci fino a fine anno”.
Lo immagina come un accessorio di moda?
“Come un cappello o una sciarpa sarà parte di noi. L’idea è di farle personalizzate”
Target aziendale?
“Per ora siamo partiti con le imprese, con loghi e scritte che caratterizzano il prodotto (i prezzi da 4,90 a 4 euro in base alla quantità ordinata ndr)”.
E le persone?
“Abbiamo appena pubblicato il catalogo per il singolo acquisto. Otto tipologie di mascherina con strass e paillette, per fare un esempio, o colori particolari. Con il marchio Mask4You entriamo in una fetta di mercato scoperta (dai 12 euro con ordini anche di un singolo pezzo, ndr)”.
Di che mascherine parliamo?
“Sono mascherine filtranti protettive, non un presidio medico. Logo in sublimatico, come le divise da gioco per capirci. Per questo si possono lavare e stirare senza problemi. Sono lavabili e si possono portare tutti i giorni”.
Che materiale avete scelto?
“Tnt all’interno e microfibra all’esterno. Con due mascherine, alternandole, si è sempre coperti. È pensata proprio per coprire turni di lavoro da 8 ore”.
Dal primo modello alla collezione? Nasce una vera collezione?
“Una evoluzione naturale per una azienda che vive di campionari”.
Nuovo business?
“Intanto ci fa lavorare qualche operaio in più. Per quindici giorni abbiamo fatto tutto internamente. Ora che la fabbrica invece riparte con le scarpe, internamente facciamo i prototipi e poi abbiamo delle collaboratrici esterne che cuciono”.
Quante ne producete?
“Abbiamo ordini per 6-700 al giorno, ma possiamo produrne fino a 2mila. Ora stanno arrivando ordini di aziende importanti. Chiaro che è un passa parola”.
Il primo cliente?
“È stato Cascioli, la concessionaria, che le ha date a tutti i rivenditori da Civitanova a Teramo. Il 30% degli ordini ce lo abbiamo proprio in Abruzzo, da aziende che producono arrosticini a ristoranti passando per agenzie di pulizia. Poi sono arrivate le Marche. Abbiamo avuto un ordine importante da Max Mara che vorrebbe darle a tutte le commesse e creare una linea per venderle”.
Come è possibile in così pochi giorni tanto movimento?
“Abbiamo iniziato mandando la brochure e le foto coni prototipi. E ora abbiamo una ragazza che si occupa solo di gestire i loghi e le aziende, rinviando i prototipi con brand e colori. Prima il rendering e dalla conferma in 5 giorni siamo in grado di consegnarli”.
La media degli ordini?
“Per ora parliamo tra 50 e 300 pezzi. È arrivato anche un ordine da cinquecento per una società di basket giovanile”.
Il basket torna sempre nella vostra vita?
“Un ordine da 130 mascherine per la Fip Marche e poi uno per la Federazione della Lombardia. E stanno arrivando ordini dalle varie società di basket: normale, è il nostro mondo da decenni e lo sarà anche senza la A2 ma con i giovani della Poderosa”.
Stupito della risposta del mercato?
“Sinceramente sì. Sono partito con l’idea della mascherina più bella per conviverci e poi invece è partita la collezione”.
Manovie per mascherine e le scarpe?
“Ufficialmente abbiamo riaperto il 4 maggio sanificando tutta l’azienda. Dopo un po’ di cassa integrazione obbligata, ora siamo tutti al lavoro, 20 dipendenti per la Bigioni Srl”.
Il personale è diminuito in questi mesi?
È stato doloroso dover rinunciare a una decina di dipendenti. Quando abbiamo scisso l’azienda in Rdb e Bigioni Srl, un passo durato un anno, è stato per alleggerire la struttura e poter sopravvivere. Quando producevamo 120mili paia all’anno con il brand Bigioni tutto era bello e funzionava. Quando siamo passati a 100 e di queste 60mila per i marchi, i costi della struttura, di fiere e pubblicità erano diventati ingestibili. Nostro malgrado, considerando che questa è sempre stata una grande famiglia, per restare in regola dovevamo agire e una decina sono stati licenziati. In contemporanea abbiamo avviato la ristrutturazione del debito con la Rdb, pian piano tutti avranno quanto dovuto. Ma intanto con determinazione andiamo avanti e rilanciamo”.
Avete ordini di scarpe?
“Abbiamo due clienti americani che hanno dato l’ok per ritirarle. Poi per il resto c’è grande incertezza, perché la Russia, nostro paese di riferimento, ha rispostato l’apertura al 31 maggio e dal primo giugno partono gli sconti. Ora riaprono sol industrie e aziende edili. Con il nostro cliente grande Rendez Vous abbiamo ricevuto alcuni ordini per l’online. Ma andiamo a rilento, fino a che non riparte lui, inutile che faccio produrre per tenere fermo nei magazzini”.
Il resto dei mercati?
“Con Msgm abbiamo avuto un calo, essendo un marchio che ha l’Asia come riferimento. Il buono è che sono stati confermati degli ordini, con date di consegna spostate da maggio a fine luglio”.
Bigioni, il Micam sembra oggi lontanissimo. Ma a febbraio avevate anche firmato ordini, che fine hanno fatto?
“L’80-90% sono nel cassetto. Si è fermata anche l’Italia e quindi non sono arrivati gli acconti. Avevamo fatto due clienti nuovi importanti che non sono andati a buon fine, hanno chiuso i negozi. Con i due brand e la Russia abbiamo lavoro per arrivare alle ferie estive, ma non sarà facile per i pagamenti. Stiamo trattando sconti con chi aveva scarpe in lavorazione, ad altri abbiamo concesso dilazioni, dai piccoli dell’est Europa che ripartono prima cerchiamo di ottenere un pagamento anticipato. E per fortuna che l’estivo lo avevo riconsegnato”.
Due – tre stagioni perse?
“Non vorrei essere pessimista, ma tre sicuramente. L’estivo per quando riapre andrà in sconto direttamente. E anche spostando i saldi al primo agosto, chi compra? La gente non ha lavorato, non ha ricevuto la cassa integrazione, secondo voi la gente va a comprare le scarpe? Avranno altre priorità”.
Non è la prima crisi, cosa ha di diverso questa?
“Le ho vissute tutte, specialmente quelle russe. 1998, 2013 e via dicendo. Il problema di questa è che non è un Paese che ha difficoltà, ma è il mondo. In questo contesto c’è la Cina che non è continuativa, per cui non ci si può puntare e basta. Chi ha un mercato, deve tenerlo, ognuno deve crearsi la sua comfort zone. Che per noi sarà sempre la Russia a cui si aggiungono alcuni marchi e speriamo l’Italia con la linea di sneakers Vfts”.