ASCOLI PICENO – “Preghiamo per i nuovi cardinali, affinché, confermando la loro adesione a Cristo, mi aiutino nel mio ministero di vescovo di Roma per il bene di tutto il santo popolo fedele di Dio” ha detto Francesco all'Angelus.
Dalla Curia Romana al Brunei, dal convento francescano all'impegno nella Caritas. Ecco chi sono i tredici cardinali che verranno creati da Papa Francesco il 28 novembre. C'è il primo cardinale afroamericano, il prete di strada che dalle periferie di Roma ora guida la diocesi di Siena, il frate di Assisi che accoglie capi di Stato e autorità di ogni religione per pregare sulla tomba di Francesco. C'è chi ha perso tutti i suoi cari nel conflitto nella guerra civile in Ruanda e chi ha speso parte della vita accanto agli ultimi dell'ostello Caritas alla stazione Termini di Roma. C'è il diplomatico che si è battuto per la messa al bando delle armi nucleari e il cappuccino che ha predicato il Vangelo davanti a tre Papi.
E quest’ultimo è un marchigiano adottato da Rieti: Padre Raniero Cantalamessa. Frate cappuccino, da 40annni è predicatore della Casa Pontificia. Un ruolo che lo ha visto di fronte a tre papi, a volerlo infatti è stato Giovanni Paolo II. Il futuro cardinale è nato a Colli del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, il 22 luglio 1934. L’86enne dinamico frate è stato ordinato sacerdote nel 1958, si è laureato in Teologia a Friburgo, Svizzera, e in Lettere classiche all'Università Cattolica di Milano.
Da anni vive presso l’Eremo di Cittaducale. Studioso, teologo di livello internazionale, ha insegnato per anni Storia delle origini cristiane presso l’Università della Cattolica di Milano e si è poi dedicato all’evangelizzazione, conducendo tra l’altro per 14 anni il programma “Le ragioni della speranza” su Rai 1. È stato membro della Commissione Teologica Internazionale dal 1975 al 1981. Nel 1980 è stato nominato da Giovanni Paolo II Predicatore della Casa Pontificia, confermato da Benedetto XVI nel 2005 e il 18 luglio 2013 confermato anche da Papa Francesco in tale carica. “Confesso che le ricorrenti previsioni sull’inevitabile tramonto della Chiesa e del cristianesimo in una società sempre più tecnologizzata mi fanno soffrire, ma anche sorridere. Abbiamo una profezia molto più autorevole sulla quale fare affidamento: «I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” racconta citando il vangelo di Matteo 24,35.
Con lui, il 28 novembre saranno nominati monsignor Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, classe 1957; Marcello Semeraro, classe 1947, ex vescovo di Albano; Antoine Kambanda, arcivescovo di Kigali (Ruanda), è nato il 10 novembre 1958. Una storia toccante, visto che tutti i membri della sua famiglia sono stati uccisi durante la guerra del 1994, tranne un fratello, che vive attualmente in Italia; Wilton Gregory, arcivescovo di Washington del 1947; Josè Advincula, arcivescovo di Capiz (Filippine), classe 1952; Celestino Aos Braco è un frate cappuccino, arcivescovo di Santiago del Cile, nato nel 1945; Cornelius Sim, vicario apostolico in Brunei del 1951; Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle Val d'Elsa-Montalcino, è del 1964 ed è segretario della Commissione Episcopale della Cei per le Migrazioni; frate Mauro Gambetti è il francescano custode del Sacro Convento di Assisi. Ordinato sacerdote nel 2000, è nato nel 1965; Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo emerito di San Cristobal de las Casas, è del 1940; Silvano Tomasi è un altro nato nel 1940 ed è un nunzio apostolico; Enrico Feroci, 1940, arriva da Pizzoli, piccolo comune in provincia de L’Aquila, ex direttore della Caritas di Roma.
Il conclave diviene dunque sempre più internazionale e si conferma per l'Italia la scelta di Francesco sugli 'uomini’ e non sull'importanza delle diocesi che guidano. Stessa filosofia nella scelta dei cardinali non italiani: più che al loro peso il Papa ha guardato alle sofferenze del Ruanda, alle violenze che nel passato hanno macchiato di sangue la regione messicana del Chiapas, alle difficoltà della Chiesa nelle Filippine alle prese con il regime di Rodrigo Duterte, alla fatica di essere una Chiesa piccolissima, come il Brunei dove i cattolici sono poco più di ventimila, quanti ne conta mediamente una parrocchia italiana. Ma da oggi hanno il loro cardinale.
Raffaele Vitali