*Da qualche giorno sono usciti i primi bandi per la riconversione e riqualificazione industriale dell’area di crisi complessa del distretto delle pelli-calzature fermano-maceratese. Si aspettava da tempo questo momento perché le misure introdotte, se opportunamente strutturate, possono dare un concreto rilancio alle numerose aziende messe a dura prova dalla crisi del settore, oltre che dal COVID-19.
Molte delle misure presenti nei bandi vanno nella direzione giusta, a patto che si adottino però modalità di adozione semplici e alla portata delle piccole e medie imprese, quelle che di più stanno soffrendo e c chiedono cose semplici che possano consentire loro di ripartire.
Va detto tuttavia che il settore della calzatura è un settore maturo e pertanto richiede un grande sforzo di discontinuità con il passato perché c’è bisogno di innovare in maniera profonda e creare le condizioni per uno sviluppo a tutti i livelli, indispensabile per far ripartire la crescita.
Le aziende del settore hanno bisogno di ridisegnare la propria strategia su tutti i fronti: marketing, commerciale, tecnico-produttivo e logistico-distributivo orientando gli interventi soprattutto nell’ambito dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione oltre che nella formazione, che è l’unico strumento per sviluppare le necessarie competenze per affrontare cambiamenti di tale portata.
Oggi non è importante solo il prodotto ma il valore che si fornisce al cliente insieme a questo e quindi qualità, servizio, tempi e costi diventano variabili tutte importanti. Nella calzatura tuttavia le componenti artigianale e manuale sono essenziali e se vogliamo rilanciare il Made in Italy è evidente che non dobbiamo perdere le competenze presenti nel territorio e anzi dobbiamo formarne di nuove tra i giovani. Questo processo è stato rallentato se non addirittura fermato dalla mancanza di politiche concrete sul costo del lavoro e sulle nuove assunzioni.
Ecco allora che dalle bozze del prossimo Decreto Agosto, si legge di sgravi fiscali sul costo del lavoro per molte regioni del Sud. Quale occasione migliore allora per inserire tra i beneficiari di queste misure anche l’area di crisi complessa? Si tratterebbe del naturale completamento delle azioni promosse dai bandi, dove in più parti si legge di “reimpiego”, “riqualificazione” e “riassunzione” di forza lavoro.
*Stefano Berdini, presidente Associazione Formatori Italiani delle Marche