BELMONTE PICENO – Ivano Bascioni, come sta impattando la pandemia su un piccolo comune come Belmonte Piceno?
“Il problema è globale. In una realtà come la nostra per certi versi ha avuto un impatto minore. Perché il distanziamento è naturale: 600 abitanti in 10 chilometri quadrati e una cinquantina che vivono stabilmente in centro. Insomma, la movida non c’è, non c’è mai stata. Però sento forte il disagio sociale del non potersi muovere e la paura del contagio”.
I numeri di positivi sono stati sempre sotto controllo?
“Un paio di famiglie contagiate e sintomatiche. Ci sentiamo protetti. Ma in realtà c’è stata una cittadinanza molto ligia”.
Dal punto di vista economico e sociale?
“Ci sono alcune famiglie che hanno perso il lavoro, con i buoni alimentari dello Stato e anche del comune, abbiamo cercato di sopperire a questa difficoltà. Ma indubbiamente anche in una realtà così piccola i problemi crescono”.
Teme un impoverimento dell’anima del paese?
“Mi terrorizza l’idea della diffidenza quotidiana anche tra amici. Un allontanamento dal prossimo, una paura che temo resterà. E temo che quando tutto sarà finito e ci sarà il vaccino, l’idea di andare in un teatro con centinaia di persone, in un centro commerciale o a un concerto sarà difficile. Temo che qualcosa ci resterà, siamo stati segnati, ci è entrato il dubbio. Per lo meno dai 50 anni in su. Ma spero che i giovani reagiscano meglio”.
Guardando al 2021, cosa accade a Belmonte?
“La scuola nuova, il progetto definitivo per una infanzia e primaria. E recupereremo il vecchio edificio, abbiamo stanziato 350mila euro per il primo stralcio e renderla di nuovo agibile. Ci immagino una nuova sede del museo e il comune. Cosa che permetterà di portare le associazioni qui nella attuale sede municipale. Abbineremo cultura e vita istituzionale nel 2022. E questo porterà a un recupero di spazi”.