FERMO - Ripopolare i borghi. Per farli rivivere. Per creare nuova economia. Per destagionalizzare. Partendo dai numeri. Che dicono che poco meno della metà dei marchigiani (il 46%) vive in un Comune con meno di 15mila abitanti. Che, più i Comuni sono piccoli, e più si spopolano.
E che, quando la gente se ne va, le aziende chiudono. Il numero di imprese attive sono diminuite del -5,7% nei comuni con oltre 15.000 residenti, del -7,1% in quelli compresi nella fascia 10.001-15.000 residenti, del -11,2% nei comuni nella fascia 5.001-10.000, del –12,8% in quelli tra 1.501-5.000 (tabella 14) e del -13,8% nei comuni fino a 1.500 residenti. Tale andamento negativo ha interessato soprattutto alcune aree interne.
L’analisi l’ha fatta l’Università politecnica delle Marche, perno Emanuele Frontoni. Gliel’ha commissionata la Camera di commercio regionale. «Bello, e ci vivrei», il titolo dell’evento trasmesso in diretta Facebook. Per dire che i borghi di cui le Marche sono piene si meritano di più di una visita domenicale.
La Regione ci crede. E mette sul tavolo 7,8 milioni spalmati su tre anni. Destinati ai Comuni. Il bando scade il 21 maggio. Poi, sarà stilata la graduatoria con l’elenco dei beneficiari. Obiettivo: «valorizzazione in forma integrata, mettendo insieme turismo, economia e cultura».
E se c’è una cosa buona che ha fatto la pandemia è stato cambiare il modo di pensare della gente. Far riscoprire il piccolo. Farci riappropriare di tempi e spazi. Renderci «più disponibili a vivere fuori dai grandi agglomerati urbani», per dirla con Gino Sabatini.
Spazio c’è, guardando di dati: l’8,7% dei marchigiani risiede in Comuni compresi nella fascia 10.001-15.000 abitanti, il 17,2% nella fascia 5.001-10.000, il 15,8% nella fascia 1.501-5.000, il 3,9% in centri con meno di 1.500 abitanti.
I Comuni al di sotto di 5.000 abitanti coprono oltre la metà della superficie delle Marche (53% circa). Coinvolgere i giovani locali nella progettazione dello sviluppo del borgo e del territorio e attrarre pensionati stranieri per periodi prolungati o permanenti, mediante l’offerta di adeguati servizi, sono azioni non più rinviabili.
«I borghi hanno necessità di ridisegnare le loro economie, senza stravolgere il loro core business. Si tratta di fare un salto di qualità, verso il turismo sostenibile, di aprirci a nuovi orizzonti, focalizzandoci soprattutto sui nuovi servizi», ha spiegato il presidente della Camera di commercio delle Marche. Vie telematiche, transizione tecnologica e dei trasporti, 5G: le sfide del prossimo futuro, che è già presente. Senza creare disparità, perché «la valorizzazione dei borghi non mette in concorrenza costa ed entroterra: è un modo concreto per migliorare la vita nelle nostre comunità e la capacità attrattiva della regione».
Sulla stessa linea Francesco Acquaroli che ascolta con interesse le soluzioni digitali da cui da tempo parla il professor Frontoni, che ha collaborato anche con l’innovativo progetto ‘La terra che cura’ promosso dall’impresa sociale Wega di Amandola: offrire servizi di telemedicina, e-health care, e-learning, assistenza domiciliare agli anziani basati su innovazioni tecnologiche.
«Diversi Comuni – le parole del presidente della Regione – stanno perdendo capacità attrattiva e residenti. Un grande patrimonio urbano, culturale, storico ed economico che rischia di andare perduto e diventare un costo».
«La nostra regione – ha proseguito Acquaroli – può segnare un punto importante che non deve essere messo in competizione con settori altrettanto strategici. Va affiancato a quelli che già ci sono: un grande circuito fatto dai piccoli borghi, che può diventare palcoscenico di un’economia collaterale e aiutarci nell’obiettivo della destagionalizzazione».
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