COMUNANZA – Tenere viva la discussione, no spegnere la luce. Questo deve fare e si impegna a fare la politica. E non solo. "Con tutti i sindaci, in particolare della Toscana e delle Marche- siamo vicini ai lavoratori Beko Europe che ha annunciato la chiusura degli stabilimenti di Siena (299 dipendenti che producono congelatori), di Comunanza in provincia di Ascoli Piceno (320 dipendenti che fanno lavatrici) e di uno dei tre poli produttivi di Cassinetta, Varese (940 dipendenti, di cui 541 dichiarati in esubero, ndr)” sottolinea l’Uncem con il suo presindete Marco Bussone.
“Noi siamo convinti che l'azione del Ministero potrà convincere l'azienda turca" ribadisce. “La vicenda occupa uno spazio importante, al Mimit, sul tavolo del ministro Urso, che è impegnato a valutare la percorribilità di diverse misure, compresa la golden power, per difendere un'industria strategica. Sarà fatto tutto il possibile per evitare la chiusura e tutelare il comparto lavorativo” garantisce la senatrice Elena Leonardi.
A nome dei sindaci parla anche Ali Marche guidata dal primo cittadino di Monte San Giusto, Andrea Gentili, e dal direttore Stefano Pompozzi. “Per lo storico stabilimento di Comunanza è stata fissata la chiusura a fine 2025 lasciando fuori dai cancelli oltre 300 lavoratori, un indotto di centinaia e centinaia di famiglie marchigiane per gran parte residenti nei Comuni dell'area interna già alle prese con un contesto sociale, economico ed infrastrutturale complicato. Il tutto aumentato dalle criticità post-sisma” spiegano, ricordando che “l'età media dei lavoratori interessati dalla chiusura di Comunanza è di poco superiore ai 50 anni, quella con maggiori difficoltà in prospettiva di riassorbimento occupazionale”.
L’appello è alla Giunta regionale perché pressi il ministro e la visita di due giorni fa di Acquaroli è un buon inizio. “Per l'area interna del sud delle Marche la chiusura dello stabilimento di Comunanza rischierà di inficiare pesantemente le politiche di contrasto alla desertificazione demografica. Diventerebbe difficile parlare nel medio periodo di rigenerazione urbana dei borghi interni del cratere sismico - osservano - mentre nel contempo oltre 300 nuclei familiari verranno privati di reddito".
Il timore è che si vanifichi il lavoro in corso. "Le cose si tengono solo se procedono insieme. Di fronte a questo preoccupante quadro gli investimenti per il recupero dei contenitori (scuole, piazze, palazzi) rischiano di perdere gran parte dell'efficacia se non si tutela ad ogni costo il contenuto (le persone)” concludono Gentili e Pompozzi.