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"Basta con il chiudi la porta e butta la chiave". Tanoni e il mondo del carcere di Fermo a Nordio: "Servono progetti ed educatori"

3 Novembre 2022

FERMO - Come far scontare una pena in maniera più umana? Un obiettivo ambizioso tra ‘chi chiudi e butta la chiave’ e chi ‘teniamo tutti fuori che il carcere non funziona’. Due estremi tra cui muoversi per cercare buone pratiche. E il convegno ‘ il mondo del carcere tra passato e presente’ a Fermo vuole essere un faro sul mondo che vive dietro le sbarre. O quantomeno a questo ha pensato Daniela Alessandrini, che l’incontro lo modera.

Arcivescovo, comandante provinciale dei carabinieri, la dirigente della Mobile, il presidente dell’ordine degli Avvocati, quello della Camera penale, un parterre di livello. Ad aprire l’incontro è il sindaco Paolo Calcinaro, avvocato tra gli avvocati. “Dopo sei anni, sabato sono andato da un cliente in carcere. Sono rientrato non per momenti istituzionali, ma per parlare con un 31enne al primo arresto. Mi ha stimolato due riflessioni: la prima legata all’ergastolo ostativo. Non è deterrenza, è un’idea di punizione estrema dello Stato su chi finisce dentro il sistema carcerario. Poi la certezza della pena è un altro discorso. Spesso si dimentica cosa significhi stare dentro un carcere. Quando si pensa al ‘fine pena mai’, bisogna abbandonare tentazioni di consenso, ma entrare nell’oggettività della situazione. La seconda riflessione è legata invece al rapporto tra la comunità e il carcere. La scelta di supportare il giornale ‘L’altra chiave’ e il reinserimento di chi esce dal carcere, per evitare recidive, è un percorso utile e necessario per Fermo”.

E cita un altro episodio: “La sera di Halloween ho incontrato un uomo uscito da quattro mesi dal carcere. Mi ha chiesto di aiutarlo, non riusciva a trovare lavoro”. Questa è l’altra fase su cui il sistema deve arrivare con progettualità. “Terza sfida è lavorare sugli articoli 21, la possibilità di lavorare durante la giornata. Ma servirebbe una modifica strutturare per far sì che un carcere come quello di fermo abbia più di due possibilità. Noi abbiamo una convenzione con l’Asite, che Nicola Arbusti ha voluto fortemente”.

Come questo incontro l’ha voluto Italo Tanoni, ex garante regionale, che ha trovato in Ettore fedeli e nell’Unipop il partner ideale. “Abbiamo un terzo della popolazione a rischio di analfabetismo di ritorno, noi combattiamo tutto questo chiedendo alle persone di raccontarsi, dando spazio alle famiglie, alle persone. proviamo a creare un rapporto diverso dentro la comunità, che per essere tale deve conoscersi.

Italo Tanoni è stato il garante che ha finanziato i progetti che permisero un incontro tra dentro e fuori, dando il via al giornale che oggi è diretto da Angelica Malvatani, giornalista che dona il suo tempo a chi vuole raccontare un mondo altrimenti sconosciuto. “Un progetto che rappresenta un elemento significativo del raccordo tra carcere e società. Portare fuori esperienze all’interno delle diverse carceri delle Marche ha permesso alle persone di farsi una idea differente”.

Tanoni ha scritto un libro sul sistema carcerario, raccogliendo alcune ‘lettere dall’inferno’ ricevute ma ripercorrendo anche le norme. “Un testo che racchiude cinque anni di vita”. Non nasconde le criticità. La prima è la violenza all’interno, tra detenuti e tra carcerati e personale “che spesso i giornalisti ci raccontano, senza però contestualizzare”.

La seconda riguarda il ministro Nordio che si è presentato con un ‘pena da espiare non solo in carcere’. “Questo è uno degli aspetti più controversi, la mancanza di lavoro per chi si trova dentro il carcere”. La terza riguarda i suicidi nella realtà carceraria, che sono già 72, con un aumento importante rispetto al 2021.

Nel volume Tanoni si muove tra “il mondo degli affetti cari, che spesso si dimentica e che invece è uno dei fondamentali, a quello della salute, dal modo in cui si vive lo spazio ristretto e sovraffollato al rapporto con il lavoro e con il personale fino alla pedagogia penitenziaria e alla violenza dietro le sbarre”. Un testo che dovrebbero leggere al Dap “fosse anche per prendere gli aspetti più positivi”. E la speranza resta in Nordio e il suo ‘il carcere non deve essere solo pena’.

Ma serve un impegno generale, dalla Regione che deve finanziare progetti, usando risorse anche ministeriali, ai Comuni che devono essere sensibili e pronti ad accogliere. Fermo su questo può essere un piccolo esempio, ma non come carcere dove da troppo tempo manca un educatore e dove vanno ripresi progetti interni di socializzazioni, che siano momenti culturali, sportivi o artistici fino alla comunicazione con il giornalismo, che è invece in ripartenza.

“Bisogna superare la frammentazione degli interventi, ci sono troppe figure che non dialogano all’interno del carcere e che invece dobbiamo potenziare e formare, a cominciare agli educatori che son uno ogni 73 detenuti, per arrivare ai direttori del carcere” conclude Tanoni.

r.vit.

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