Quando il 21/12/2019 scrissi un articolo dal titolo “Marche sud traffico in tilt: di chi è colpa e cosa fare” non mi aspettavo l’immediata soluzione del problema delle code in A14, ma neppure che esso fosse ancora oggi irrisolto.
Era un sabato prenatalizio caratterizzato da 23 km di coda in autostrada con conseguente paralisi pure di ogni soluzione viaria alternativa, qualcuno lo ricorda?
La congestione del traffico era data dai restringimenti di carreggiata conseguenti il sequestro dei viadotti per mancanza di sicurezza delle barriere bordo ponte, quelle per intenderci del tipo che il 28 luglio 2013 non avevano retto l’urto ad Acqualonga di un pullman con conseguente volo di 25 metri su una scarpata dove morirono in 40.
Ebbene 15 mesi sono passati da quel sabato, tempo caratterizzato peraltro da una notevole riduzione del traffico veicolare per misure di contenimento degli spostamenti dettate dalla pandemia da Covid, situazione che avrebbe consentito l’agevole spedita esecuzione dei lavori di messa in sicurezza, e invece siamo ancora costretti a sopportare code.
All’epoca speravo la Regione e i Comuni e gli automobilisti facessero causa ad Autostrade per l'Italia Spa (Aspi) non tanto perché ne venisse affermata la responsabilità, quanto perché questa innanzi alla minaccia di dover pagare danni si decidesse a garantire un servizio di qualità.
Danno di immagine per la Regione che vuol promuovere le sue terre, danno da inquinamento ambientale (polveri sottili, rumore, sovraccarico delle infrastrutture) e da spese di polizia municipale e protezione civile (sicurezza viaria) per i Comuni, danno patrimoniale dal pagamento del pedaggio al mancato guadagno per ritardi sul lavoro fino al danno esistenziale per l’automobilista.
Macché! Tutti a fare chiacchiere!
E pur si muove. Il merito va all’Autorità garante della concorrenza e del mercato che con delibera 16 marzo 2021 ha ritenuto Autostrade per l'Italia S.p.A. responsabile di pratica commerciale scorretta a danno dei consumatori utenti della strada con tanto di diffida a continuare con i disservizi finora registrati e multa di cinque milioni di euro.
Questo il cronoprogramma: 30 giorni per pagare, 60 giorni per comunicare i provvedimenti assunti per ottemperare alla diffida, 60 giorni per l’eventuale impugnativa al Tar del Lazio.
Se la notifica della delibera fosse avvenuta il 16 marzo avremmo che i termini sono già scaduti. Tutto tace. Qualcuno sa nulla? Non mi aspetto soluzioni, ma almeno l’interesse dei media e della politica a cercare risposte, quello sì.
Avv. Andrea Agostini