di Raffaele Vitali
PESARO – Pubblico di Pesaro, benvenuto in A2. Un campionato dove trovi giocatori che non avevi mai visto come Stefanini, che fanno canestro da ogni posizione; dove devi ingoiare il boccone amaro di un americano che non ha voglia di stare in campo e che invece potrebbe fare trenta punti senza sudare, ovvero Ahmad; dove il tuo esperto coach non riesce a leggere il match, sia in attacco sia in difesa; dove se non difendi e giochi a velocità ridotta prendi una tripla dall’angolo anche a un minuto e mezzo dalla fine con la partita già finita; dove capisci che l’ascesa del monte è davvero lunga e quindi servono pazienza e non fischi.
Mettiamola così, si pensava che il primo quarto fosse servito per scaldare i muscoli e forse per digerire la cena. Perché giocare peggio sarebbe stato difficile, soprattutto in difesa. Subire 26 punti in dieci minuti in A2, se non giochi contro Cantù, è inaccettabile. Ma Vigevano ha trovato canestri in ogni maniera. A cominciare da quella transizione veloce che Sacripanti ben sapeva di dover fermare ma, come detto, i primi dieci minuti dovevano servire a digerire forse anche gli schemi. Solo che Pansa, uno che nelle Marche ci è cresciuto, gioca un basket spettacolare, fatto di corsa, ma anche di scelte più razionali di quanto si pensi.
Le triple messe a segno dagli ospiti, tutte da mani diverse, sono frutto di circolazione e di quel penetra e scarica che Pesaro ha fatto vedere solo con l’ingresso di Maretto al posto di un evanescente King. Si spiega così il 16-26 del primo quarto in cui Vigevano avrebbe potuto prendere un vantaggio migliore se non avesse perso qualche pallone di troppo e se Pansa, per mantenere alti i ritmi, non avesse ruotato i titolari già dal sesto minuto.
Sacripanti rientra senza i due realizzatori, Zanotti e Imbrò, e si affida alla mano di Parrillo e alla voglia di Maretto. L’ala piccola, unico superstite della squadra retrocessa, ha una qualità: punta il canestro. Ma sa anche quando è il caso di passarla.
Il suo appoggio in rovesciato al 14’ fa impazzire Pansa che è costretto a chiamare time out, perché il suo +13 è evaporato insieme con il risveglio del pubblico di Pesaro, che chiede poco, un po’ di difesa e un minimo di logica offensiva. Dettagli che si ritrovano nella schiacciata di Ahmad, la guardia che dopo aver perso due palle trasformate in canestri dagli ospiti, ne ruba una e vola sotto la curva dell’Inferno (30-30).
Il problema è che l’equilibrio ancora Pesaro non ce l’ha, bastano due minuti per subire break impensabili contro una compagine considerata di seconda fascia. Stefanini gioca come un americano, il suo pari ruolo, King, gioca come un italiano ma di serie B. L’unico canestro lo trova con un tap in su errore di uno svogliato Ahmad.
La guardia potrebbe fare quello che vuole, è evidente che Vigevano non ha giocatori capaci di tenerlo fisicamente, ma trotterella per il campo. Così si spiega il divario di fine quarto, 40-48, frutto anche di giocate come quella di Stefanini che fanno infuriare tutti gli allenatori: errore in contropiede di Mack, ma a seguire la giocata non sono i biancorossi, bensì Stefanini. Rimbalzo, canestro e sirena per riflettere sul da farsi.
Coach Sacripanti li tiene un po’ più a lungo nello spogliatoio, risultato? In due minuti Pesaro finisce a -14. Il tutto grazie ad Ahmad che passeggia, tira corto, perde palloni e soprattutto fa arrabbiare il pubblico che inizia a fischiare la squadra, ma lui in particolare. Il time put obbligato di Sacripanti non porta cambi in campo, ma serve a togliere ritmo agli uomini di Pansa che sbagliano un paio di tiri di troppo che avrebbero probabilmente chiuso la partita.
Dopo 4 minuti è di nuovo il turno di Maretto, il migliore per energia. A farne le spese è Ahmad. Non ha gioco la Carpegna Prosciutto che passeggia. Sarà un problema di carichi? Di certo manca lucidità, vedi la palla persa di King sul 44-56 che impedisce una facile transizione ai biancorossi. Che non trovano punti da Zanotti, in realtà mai servito.
Stefanini resta un rebus irrisolvibile. Maretto almeno tiene il primo passo, ma la guardia sa anche passare la palla e segnare dopo duri contatti. Quello che invece non riesce agli americani di Pesaro e tantomeno Imbrò, che rallenta ogni azione mandando fuori ritmo i compagni e non trovando neppure i suoi tiri ‘ignoranti’. Dopo sette minuti, il coach deve farlo uscire e provare la versione play di Ahmad. Resta invece inspiegabilmente in panchina Bucarelli. Che entra solo a un minuto dalla fine sul -15.
Un quarto difficile da raccontare, perché la Carpegna Prosciutto non ha prodotto nulla e Vigevano non ha chiuso la partita solo perché il suo coach non rinuncia alla gestione collettiva e usa le secondo linee senza alcun dubbio, ed è premiato anche dal gioco mostrato. Strategia opposta a quella di Sacripanti che insiste sui titolari e manca nei momenti decisivi, quando una sostituzione può davvero cambiare il match.
Ma le colpe poi non sono tutte le sue, perché se Ahmad è quello della schiacciata di fine terzo quarto Pesaro starebbe vincendo, ma quell’Ahmad è tutto nella testa del giocatore, sta a lui accendersi e metterci un po’ di anima (53-65 con cinque puti recuperati negli ultimi secondi).
Inizio ultimo periodo, palla persa di Ahmad e appoggio sbagliato da solo in contropiede di Ahmad. Inutile aggiungere altro. Poco conta che poi mostri il suo enorme talento con penetrazioni che servono solo a dire: ma allora sai giocare! Che poi il basket riservi sempre una possibilità, è il bello di questo sport. Vigevano si specchia e Pesaro senza faticare si ritrova a meno 9. Funziona il quintetto con Maretto e Bucarelli, forse ci sarebbe stato bene Zanotti per Quirino De Laurentiis, ma Sacripanti l’ha vista diversamente.
È cresciuta la difesa, manca sempre l’attacco, che si affida alle folate di Ahmad, che però no può fare il play, quando prova a costruire perde palla, lui è un finalizzatore (63-70). Vigevano torna a segnare nella prima azione pensata e non giocata come se stesse in un campetto. Pesaro non sa approfittare dei regali, De Laurentiis è palesemente stanco, ma Sacripanti ha deciso che Zanotti questa sera non deve neppure fare la doccia.
Si gioca la carta Imbrò al posto di Bucarelli, reo di una palla persa. Ma il coach dimentica che con lui Stefanini no ha più segnato. Finisce così, amaramente tra i fischi, prima che la curva provi a caricare la squadra con un ‘forza ragzzi’ che deve rasserenare gli animi in vista di domenica, quando arriverà alla Vitrifrigo Avellino.