Manila, 1978. In campo c’erano giocatori come Marco Bonamico, Dino Meneghin e Vecchiato, che Gigi Datome raggiungerà come presenze in azzurro, Villalta e Marzorati. Contro, gli Stati Uniti. Risultato finale: 81-80 per gli azzurri. Che avrebbero meritato almeno il bronzo, ma un tiro da metà campo di un giocatore del Brasile gli tolse la medaglia.
Dopo 45 anni, si sfideranno di nuovo, ancora a Manila. Questa volta, però, gli Stati Uniti schierano le stelle Nba, con Edwards in testa. “Era da troppi anni che non accadeva di vedere la nazionale italiana di pallacanestro ai quarti di finale di un mondiale” commenta Gianni Petrucci, presidente della Federazione Italiana Pallacanestro. Che è corso ad abbracciare Gianmarco Pozzecco, il coach su cui lui ha scommesso tutto.
“Sono state fatte scelte intelligenti e la squadra è stata perfetta. Ora dobbiamo sognare. Abbiamo uno staff tecnico di prim'ordine" ha ribadito guardando l’allenatore negli occhi al termine dell’impresa. Perché battere Portorico (73-57) non è stato facile, ma Melli e compagni non si sono fatti prendere dalla frenesia e dopo un momento di inspiegabile difficoltà hanno piazzato un super break, merito anche di Pippo Ricci, che ha tagliato le gambe ai sudamericani proiettando gli azzurri al primo posto di un complicato girone. Seconda è arrivata la Serbia che ora incrocerà la Lituania.
Ancora una volta a spiccare è stato Datome. “Solo suo padre ci ha creduto dal primo giorno” ammette alla fine Pozzecco. Del resto, ribadisce, è uno che ci capisce di pallacanestro. Vinta la partita, gli azzurri si sono messi davanti alla televisione in attesa dell’altro big match, Usa-Lituania, chi perdeva sarebbe diventato l’avversario. Chi l’avrebbe amai detto che sarebbero stai gli Stati Uniti. E invece, il match contro Banchero, l’italiano che ha scelto il passaporto americano, arriva in anticipo, ai quarti di finale.
Servirà quindi un'altra impresa, a spese di gente come Anthony Edwards che oggi ha segnato 30 punti e di quel Banchero che avrebbe potuto essere dalla parte opposta, ovvero agli ordini di coach Pozzecco e che invece ha scelto gli Usa.
Un quarto di finale che mancava dal 1998, quando in campo c’era sempre Pozzecco, ma da playmaker. “Non ci credeva nessuno, neanche i miei pensavano che saremmo arrivati fin qui. Giustifico tutti quelli che non ci hanno creduto perché non conoscono questi ragazzi, sono stati meravigliosi. Siamo tra le prime otto al mondo, ci siamo imbucati alla festa... Abbiamo alzato l'asticella e abbiamo rischiato. Credo che sia una delle pagine più belle della nostra pallacanestro. Ai Mondiali non siamo mai andati così, possiamo competere con chiunque. Una dedica? Ho una figlia di sei mesi che non vedo da due - conclude piangendo il coach azzurro - mia moglie, la mia famiglia”.
Tra i protagonisti della vittoria storica con Portorico anche Nicolò Melli: «È un bel risultato, però adesso vediamo. Nessuno si aspettava di trovarci qui in questo momento, possiamo solo guadagnarci qualcosa. È una bella cosa - aggiunge il centro azzurro - non so quanti ci avrebbero scommesso, il merito va allo staff che ci dà fiducia, a chi ci supporta e al lavoro che abbiamo fatto. Ognuno qui fa il suo, porta il suo mattoncino e secondo me questo è il bello di questa squadra”.
Mattoncino che dovrà aumentare di peso soprattutto da parte di Polonara che sta mancando dal punto di vista offensivo e che invece, contro una squadra atletica come gli Usa, può essere fondamentale. Bene nello 'spareggio' gli altri due marchigiani: Pajola era in campo nel moento del break, dove ha dimsotrato che l'asse con ricci è sempre vivo anche se il lungo è paassato all'Armani, e Severini ha fatto tante picocle cose utili, a cominciare dallo sporcare quei palloni diventati poi fondamentali seconde chance.