MILANO – Ha parlato di gerarchie Spiro Leka in settimana. E che abbia le idee chiare lo dimostra il quintetto con cui la VL scende in campo all’ex Palalido, oggi Allianz Cloud, il gioiellino da 5500 posti che Milano si è regalata.
Le idee chiare però non bastano, qui c’è un problema di mani e di testa (77-60 il finale). Forse avrà anche sbagliato Delaurentiis quando ha detto ‘abbiamo 20 minuti nelle gambe, ci siamo allenati male’, ma è evidente che abbia detto la verità. Infatti la Carpegna Prosciutto dopo due quarti decenti scompare dal campo, offrendo uno spettacolo imbarazzante al popolo milanese e pure a quelli dell’Inferno che non si sono fatti neppure fermare dall’allerta meteo.
E dire che, forse per il fatto di giocare a Milano, Pesaro era entrata in campo con un altro piglio. Un ottimo primo tempo quello biancorosso che regge lo tsunami Potts, che marcato da Ahmad fa quel che vuole segnando triple in serie. La Carpegna Prosciutto non si scompone, con Maretto in quintetto il gioco è più rapido e a trarne profitto sembra essere Zanotti. Che non solo tira, segna pure: otto punti nei primi dieci minuti.
Un botta e riposta tra due squadre ferite, entrambe arrivano da tre ko, con talento in campo ma idee confuse. Gentile se va spalle a canestro domina, quando si accontenta forza. Imbrò torna in campo a quattro minuti dalla fine, un assist e una palla persa che permette all’Urania di chiudere con un solo punto da recuperare (19-20).
Leka ci ha provato a mettere in ritmo Imbrò, ma non gira il play che l’anno scoro ha fatto grande Trapani. Il vantaggio si erode rapidamente e quando Cavallero riporta avanti l’Urania, dopo 3 minuti di anti basket, Leka si ricorda che Zanotti era seduto in panchina. Visto che per la prima volta da un mese il lungo si stava guadagnando lo stipendio, un peccato mandarlo fuori ritmo. E lo stesso vale per Maretto, il migliore nei primi due quarti.
Chi va a corrente alternata è Ahmad, un canestro e due forzature. Ma non ha alternative il coach italo albanese vista l’abulia di Imbrò, anche perché a Parrillo non si può chiedere nulla più che un po’ di regia. Considerando il contributo inesistente di King, chiudere sul 36-33 i primi venti minuti è già positivo, soprattutto perché è salita un pochino la difesa su Potts e dal 3 su tre si passa al 3/6.
Nel terzo quarto Imbrò non vede il campo, la VL prova a restare in scia di Milano affidandosi a Maretto. A riprova di quanto dei buoni italiani siano essenziali in A2. Soprattutto se il tuo americano, King, dopo 25minuti, di cui 20 passati in campo, segna 0 punti. Purtroppo per Leka è finita la polvere magica che qualcun aveva messo sulle mani di Zanotti, il lungo è fermo a quei primi dieci minuti che avevano fatto sperare tutto il pubblico pesarese.
Segni di vita biancorossi, ma poi arriva Cavallero che schiaccia indisturbato dopo l’ennesimo rimbalzo offensivo dell’Urania dimostrando i problemi che ci sono anche a livello di aiuti, e quindi di dialogo, in campo. Basta un attimo alla Carpegna Prosciutto per buttare una partita e quell’attimo sembra arrivato quando Amato, dopo l’errore di Bucarelli, infila la settima tripla milanese. Mancano due minuti alla fine del terzo periodo e il nuovo time out di Leka, che insiste con King, serve solo ad aumentare la confusione, visto che Pesaro non tira entro i 24 secondi.
Non c’è più Pesaro in pochi minuti si passa dal 49-44 e palla in mano di Pesaro al 61-44 di inizio ultimo quarto. Una debacle per certi versi inspiegabile, ma frutto anche di quegli equilibri che mancano, che Leka ha subito colto ma che al momento non sa dove trovare.
Non c’è leadership in questa squadra e soprattutto non c’è play, ancora di più se il coach decide che i due piccoli debbano essere Ahmad, indolente e indisponente considerando il talento, e Maretto, ovvero due che puntano al ferro e non hanno visione. Quando arriva la tripla di Maspero, un ex Poderosa che la A2 la consce bene, per il meno 20, è l’inizio di un triste e lungo periodo di attesa della sirena che mandi tutti a casa. Bucarelli da tre non prende il ferro, Zanotti non vede più il campo, Imbrò è già sotto la doccia, King abulico e impreciso, con il compagno di pasapoto fanno 3/17.
L’uncico che continua a sbucciarsi le ginocchia fino alla fine è Maretto che rende la sconfitta più onorevole dopo aver toccato il -24. Milano esce dalla crisi, Pesaro ci finisce dentro mani e piedi. È evidente che con questo gruppo non si può puntare neppure ai play off e se qualcuno insiste nel dire che con Petrovic cambia tutto, mente sapendo di mentire. Perché la Carpegna Prosciutto non ha solo un problema offensivo, il vero nodo è la difesa che non c’è. E senza difesa, in A2, non vinci mai, chiunque sia il tuo avversario.
Raffaele Vitali