PORTO SAN GIORGIO – La 500esima vittoria in serie A da capo allenatore, praticamente una gara su due di quelle da coach nella massima serie, permette a Cesare Pancotto di giocarsi, domenica a Verona, la permanenza in serie A della ‘sua’ Napoli.
La vittoria contro Pesaro, in ballo per un posto nei playoff, è stata fondamentale. Perché ora Napoli è artefice del proprio destino. Questo anche grazie a una squadra che a Pancotto deve tanto: Trieste, una delle squadre del cuore del coach che ha allenato in mezza Italia. E grazie anche a Luca Campogrande, uno degli italiani che a Porto San Giorgio, casa di coach Pancotto, di retine ne ha bruciate con la maglia della Poderosa. Le triple di Campogrande, aggiunte a quelle di Bossi, hanno tenuto Trieste a galla nello spareggio con Verona, che perdendo è la prima retrocessa della stagione.
E proprio a Verona domenica sarà Napoli. Che partita sarà? Di quelle delicatissime, perché i gialloblù scenderanno in campo per salutare il pubblico e farlo nel modo più degno possibile. Ma non è certo Pancotto uno che sottovaluta le partite, lui le prepara in maniera meticolosa, che si affronti Milano o Scafati.
In contemporanea, si guarderà il tabellone per sapere cosa farà Reggio Emilia, che giocherà in casa contro Trento, già qualificata ai play off. E così Scafati e Trieste. Il problema è che Napoli ha lo scontro diretto sfavorevole con tutte le pericolanti, quindi, vincere è la soluzione, perché così, avendo oggi due punti più di Reggio Emilia, non avrebbe problemi di sorta.
Chiudere la stagione con 501 vittorie è l’obiettivo. Ha preso in corsa una squadra in grande difficoltà tecnica e mentale, le ha ridato una identità, ha perso una serie incredibile di partite per un canestro. Ma ha dimostrato come si leggono le gare.
Perché ci sono dettagli che dipendono dai giocatori, vedi la tripla di Michineau contro Pesaro che ha tagliato le gambe a coach Repesa, e altre che toccano agli allenatori, come il time out a 5 secondi dalla fine del secondo periodo, dopo quello chiamato dal collega pesarese. Un minuto per ridisegnare la difesa e far perdere concentrazione ad Abdur Rahkman. E quando sei punto a punto, andare negli spogliatoi in vantaggio fa tanta differenza psicologica.
Il 68enne Pancotto artefice del proprio destino, squadra carica e tanto ancora da dimostrare. Del resto, come ha titolato un quotidiano nazionale, ‘vecchio a chi?’: le vittorie parlano per lui.
Raffaele Vitali