*A distanza di 43 anni, l’aborto continua a essere un tema di scontro ideologico. Ancora, come se questa scelta non fosse già abbastanza sofferta e tormentata per le donne, un ulteriore carico di sofferenza viene loro imposto dall’esterno, com’è avvenuto oggi con l’iniziativa inscenata davanti alla Regione dalla chiara matrice integralista.
Quello che i suoi organizzatori considerano come una “bonaria provocazione” è in realtà una manifestazione profondamente offensiva della libertà e della dignità delle donne e rappresenta l’ennesimo attacco a una legge dello Stato che riconosce il valore dell’autodeterminazione delle donne. Un attacco da condannare esprimendo tutta la solidarietà alla Consigliera Manuela Bora.
Le donne devono poter essere libere di scegliere di essere o meno madri e, nel rispettare la loro scelta, deve essere garantita la loro salute, dando piena attuazione alla legge e concretezza ai diritti delle donne.
Nella nostra regione sono ancora tanti i ritardi da colmare visto che solo il 6% delle interruzioni volontarie di gravidanza avviene con metodo farmacologico: valori ancora troppo lontani dalla media nazionale (21%) e da quelli di regioni come la Toscana (29%), l’Emilia Romagna (37%), la Liguria (38%) o il Piemonte (44%), mentre quasi una donna su dieci deve andare fuori regione per abortire. E’ poi sconsolante il quadro dei medici obiettori che rappresentano ormai il 70% dei ginecologi ospedalieri e il 30% di quelli dei consultori familiari.
Nelle Marche, le donne non consentiranno passi indietro: c’è ancora tanto da fare perché la libertà di scelta e il diritto alla salute delle donne siano realmente e concretamente garantite. #liberediscegliere
*Daniela Barbaresi, segretaria Cgil Marche