FERMO – Mirco Carloni, assessore alle Attività produttive della Regione Marche, di fronte ai numeri impietosi forniti da Cna e Confartigianato ha toccato uno dei punti cardine: "Le Marche hanno un triste primato in tema di credit crunch, una stretta creditizia a livelli mai registrati derivata dai drammi finanziari che ha vissuto questa regione e che hanno pagato imprese e famiglie”.
Potrebbero essere 3.200 le imprese a rischio default nel 2021, di cui 1.100 a causa delle restrizioni dovute al Covid. Se va male saranno 4.100 a non superare i prossimi dodici mesi, di cui 2 mila a causa della crisi pandemica. Questo stando all’osservatorio che le due associazioni hanno insieme con Intesa San Paolo.
Il punto è quello che sottolinea Carloni: “Dobbiamo riuscire a gestire la straordinarietà contingente e distinguere tra rischio e incertezza: il rischio è la fase Covid e post Covid ma non possiamo più permetterci l'incertezza. Perché solo valutando insieme i rischi si potrà togliere la vulnerabilità del sistema economico. Servono investimenti e soprattutto intermediari finanziari seri che ci aiutino a toglierci dall'incertezza. Perché in questa regione troppi sono venuti a prendere e pochi a dare, cioè c'è stata tanta raccolta e pochissimi impieghi: 12 miliardi di raccolta a fronte di 5 di impieghi. È giunto il momento che si facciano impieghi, investimenti e che le banche si fidino dei nostri imprenditori. Lo meritano. I nostri imprenditori sono credibili e vanno sostenuti. Noi siamo pronti a fare la nostra parte con iniziative anticicliche".
Parole al miele per un sistema economico che ha bisogno come il pane del sostegno bancario, non solo per sopravvivere, ma anche per crescere in uno scenario allarmante in tutta Italia, dove sono previste 130mila chiusure. Una delle soluzioni che ha presentato il presidente Francesco Acquaroli ricalca quanto chiesto pochi giorni fa dal presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico, Valentino Fenni: “Dobbiamo fare in modo che le micro, le piccole, le medie imprese resistano nel trattenere la propria capacità competitiva ma allo stesso tempo saper guardare avanti, a nuovi distretti, a nuove filiere, a come razionalizzare, innovare, digitalizzare, riuscire a fare squadra in un territorio dove purtroppo c'è stata frammentazione. Il piccolo può diventare medio e grande se ci si crede e si lavora tutti in un'unica direzione, se l'azione è comune tra amministrazione regionale, corpi intermedi, imprese e banche, in una visione prospettica, condivisa e concertata” spiega il Governatore.
Chiaro che poi un ruolo lo giocheranno le infrastrutture, materiali e immateriali, che verranno realizzate con le risorse del Recovery Plan e del settennio europeo. Nel 2020 il sistema produttivo regionale ha perso 1.188 imprese attive mentre gli occupati, ad ottobre 2020, erano diminuiti di 34.540 unità. Agricoltura e manifatturiero le più colpite e tra queste pesante il deficit nel calzaturiero con un -164, per una volta però di più nel Maceratese che nel Fermano, provincia meno colpita a livello generale con ‘solo’ – 70 chiusure.
Numeri impietosi anche a livello di ricavi, come certifica il professor Favaretto dell’Università di Urbino: “I ricavi delle imprese artigiane delle Marche sono diminuiti del 17,1 per cento nel 2020. I risultati peggiori per i ricavi dall'estero (-25 per cento) mentre va meglio per i ricavi delle imprese conto terzi (-6,8). Pesante la situazione degli investimenti, crollati del 57,8 per cento, con una punta di meno 72 per cento per le imprese manifatturiere”.
Un dato di fiducia lo dà il rettore della Politecnica Gianluigi Gregori: “Il 30 per cento delle imprese ha diversificato e introdotto servizi aggiuntivi, utilizzando gli strumenti digitali per la vendita. Il 20 per cento ha riorganizzato i processi produttivi e modificato i modelli organizzativi. Molte anche le imprese che hanno ricercato nuovi mercati, anche in termini di riorganizzazione digitale” che potrà proseguire se davvero ci sarà un’apertura del credito come sottolineato da Carloni.
“Anche perché – ha concluso il presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini – è alto il rischio che nel 2021 una quota importante dei prestiti concessi dalle banche alle aziende marchigiane, si possa trasformare in crediti deteriorati. Per questo sarà fondamentale continuare a poter accedere ai crediti garantiti dallo Stato, a cui nel 2020, ha già fatto ricorso il 42,5 per cento delle aziende marchigiane in crisi di liquidità. Un ruolo fondamentale, per sostenere il credito alle imprese lo avranno i Confidi. In particolare Uni.co, il Confidi delle Marche, che va adeguatamente finanziato”.
E la banca, sollecitazione dopo sollecitazione, parlò nel finale con Cristina Balbo, direttore regionale Emilia Romagna e Marche Intesa Sanpaolo: “Si evidenziano segni di reattività del tessuto produttivo, conscio che la crisi porta anche all'accelerazione di processi fautori di opportunità, legati innanzitutto alla digitalizzazione ed alla sostenibilità ambientale e sociale. In questo contesto, sia nella prima fase di 'resistenza' che in quella attuale dove è prioritario lavorare sugli asset del rilancio, come prima banca italiana siamo consapevoli dell'importanza del nostro ruolo al fianco delle imprese e come parte di un fondamentale gioco di squadra sui territori".
Raffaele Vitali