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Aziende chiuse, 200 posti di lavoro persi. Il calzaturiero reagisce. Fiori: "Consorzi, catena logistica e unico canale web"

10 Agosto 2021

di Raffaele Vitali

FERMO – C’è chi corre, ma i numeri delle chiusure fanno male. In un anno il Fermano ha perso la Toolk con i suoi 100 dipendenti, la Melania con 40 e infine i 70 posti di lavoro della la Bottoni&Moda. Non possono partire che da questa situazione i vertici della Femca Cisl, Cristiano Fiori e Francesco Interlenghi, la nuova generazione di sindacalisti.

Il segretario Fiori è combattivo, uno di quelli che le vertenze le affronta guardando negli occhi il datore di lavoro, ma è anche un positivo, ama cercare la parte buona del sistema e non solo mettere in risalto il lato nero. Facile parlare di chiusure e fallimenti in questo periodo, più complicato, gratificante è però lavorare sulla ripresa.

“Dall’inizio vertenza Toolk a oggi, nonostante il blocco licenziamenti, hanno chiuso 146 aziende e hanno perso il posto quasi duemila dipendenti nelle Marche. Due terzi nel Fermano. Con il favore delle tenebre legate al lockdown e alle ore di cassa integrazione, 14milioni nelle Marche, la produzione è scesa, facendo calare in media il fatturato delle imprese del 40%”.

Per uscire da questa situazione, la Femca Cisl chiede alla Regione di convocare il Tavolo per la moda “per far ripartire un piano di politiche attive che coinvolga le parti sociali”. La vera sfida non è a ottobre, a chi licenzia meno, ma creare occupazione nel rispetto delle regole. Le piccole imprese arrancano, i grandi brand hanno ripreso a correre. “Dobbiamo far consorziare le nostre piccole imprese, rendendole competitive. Anche a livello digital, con un piano territoriale connesso al tavolo dello sviluppo della provincia guidata da Moira Canigola. Il comparto moda non si può accontentare del + 0,3%. I numeri drammatici del 2020 per forza devono vedere una crescita”.

Del resto, in giro per l’Italia il segno più è molto marcato: Toscana +28,7% moda primo trimestre. Veneto +6,2%, Campania +2,2%, Marche -11,7% con Fermo a -16,5%. Come uscire da questa situazione? “Abbiamo le griffe che cercano la qualità, la manualità fermana, da un lato. Ma dall’altro c’è il nodo costo del lavoro con la totale mancanza di visione comune per sviluppare politiche di industrializzazione e consorziali per rendere forte il brand fermano. Miopia o resistenza al cambiamento? Una prima ipotesi di azione può essere una piattaforma web che faccia da vetrina, aprendo il commercio anche ai piccoli”.

Per Cristiano Fiori non ci si può accontentare di diventare tutti terzisti. “C’è molta preoccupazione. Le griffe si stanno radicando sul territorio e questo è un indicatore positivo. L’auspicio è che ne arrivino altre. Prada, Fendi, Tod’s sono un traino e fanno capire che qui si può investire. Ma ci sono anche tanti piccoli, gli artigiani. Mettiamolo in condivisione per essere un perno del grande, ma senza farli uscire dal mercato”.

I due esponenti della Femca Cisl, parlano di catena logistica e produttiva, di e-commerce e mercati locali da recuperare, visto che il blocco del turismo ha tolto linfa a molti negozi. E quindi alle aziende. “Con la produzione ridotta, crescono le differenze tra industria e artigianato” ribadisce Interlenghi.

In vista del 2 novembre, quando i licenziamenti saranno davvero sbloccati, servono certezze: “Pensiamo a un ammortizzatore sociale unico, altrimenti sono gli strumenti al reddito a creare dumping tra i lavoratori. Chi lavora nell’industria sta percependo la cassa di giugno, chi viene dall’artigianato è fermo ad aprile. Almeno di fronte alle difficoltà, che sono a livello sociale, economico e pandemico, evitiamo di creare lavoratori di serie A e serie B”.

E nel mentre bisogna lavorare sul reinserimento di chi perde il lavoro: “Se penso ai 200 dipendenti delle tre aziende principali che hanno chiuso, credo che il 30% riuscirà a ricollocarsi velocemente. Ma anche qui c’è un problema. Per molti di loro ci saranno contratti stagionali tramite agenzie interinali per le produzioni immediate. Quale disegno di politiche attive per il settore moda? Più formazione, tecnologia e consorzi sono la strada” concludono Interlenghi e Fiori che vedono nella formazione continua un primo vero aiuto. A cui abbinare, ovviamente, un piano per la legalità: “Non possiamo diventare territorio di conquista per attività malavitose”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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