FERMO – Gilberto Gentili, direttore dell’Ast di Fermo, ha preso parte a un congresso nazionale a Roma, dedicato a un tema delicato: 'Specialistica ambulatoriale. Quale futuro: pubblico o privato?'. “Per la prima volta il Pnrr dà risorse certe, esigibili e spendibili, ovviamente con tempi tecnici che ne condizionano la pianificazione” ha spiegato Gentili.
Che poi affronta la quesitone chiave: lavorare in sinergia. “Specie a livello regionale e poi centrale, per far sì che questo importante finanziamento, in un momento così critico per la sanità italiana, possa giungere non solo a buon fine ma generare poi una serie di effetti positivi su tutta quella che è la filiera dell'assistenza ai nostri malati, specie a quelli cronici".
Il direttore, parlando con l’agenzia Dire, ha affrontato anche il rapporto tra pubblico e privato nella regione Marche. "Storicamente c'è una presenza di privato molto limitata. È chiaro che gli spazi che si aprono oggi, legati soprattutto alla carenza di medici specialisti e alla necessità di erogare prestazioni Lea, hanno inevitabilmente condotto a un ricorso al privato, che non va demonizzato ma va semplicemente inquadrato in un piano programmatorio che anche per il privato dia certezza".
Cosa significhi lo chiarisce: “A un privato che, ad esempio, ha fatto sempre ortopedia non possiamo chiedere di fare radiologia, o viceversa. È chiaro che a monte ci sono degli investimenti fatti da imprenditori che hanno necessità di avere dei contratti che consentano loro, a distanza di quattro o cinque anni, di rientrare di eventuali investimenti che possano aver eseguito per stare dentro alla richiesta della regione. Quindi – conclude Gentili- porte aperte al privato ma un privato regolato, che non sia competitivo ma integrativo di quello che può offrire il pubblico".
È anche così che le Marche hanno un sistema sanitario migliore di quello nazionale, stano al sesto Rapporto Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale contenente un'analisi dedicata al personale dipendente e le differenze regionali.
Il problema è che l'Italia in generale è spesso sotto gli standard degli altri Paesi Ocse. Nelle Marche sono presenti 2,11 medici ogni mille abitanti. La regione è in linea con la media nazionale pari a 2,11. Ci sono 5,69 infermieri ogni mille abitanti, meglio dei 5,06 nazionali, ma peggio del 10 Ocse.
@raffaelevitali