di Raffaele Vitali
CAPODARCO DI FERMO - Sei anni per pensare, progettare e realizzare la struttura. “Avevamo il diurno, ragionavamo sul dopo di noi, ma c’era un mondo in mezzo che andava seguito e supportato. Non facile trovare la sede e poi ristrutturarla, poi accredi tarla: uno sfinimento. Ma non mi sono mai scoraggiato e ora siamo qui a inaugurare Casa Mauro, ma lo facciamo essendo già operativa con sette ospiti, disabili di alta gravità, dei dodici possibili”. A fare gli onori di casa è don Vinicio Albanesi.
Due piani in una villetta nel cuore di Capodarco. Al piano terra gli spazi diurni con le aule laboratorio, la cucina e anche la stanza decompressione, dove superare attraverso giochi e meno input visivi le crisi improvvise. Al primo piano, invece, le camere da letto, tutte doppie, tranne una singola, con grandi bagni. Metrature ampie, sono ragionate per circolare con le carrozzine e dare più autonomia possibile. Una struttura che dà lavoro a specialisti e che ogni notte vede la presenza di due Oss.
La parola che risuona di più, dopo le parole del monsignore, è ‘grazie’. La usa il prefetto D’Alascio, la usa il rettore di Macerata McCourt, la usa Francesco De Angelis, ad dell’Ecoelpidiense che ha contribuito con risorse a rendere possibile il sogno di don Vinicio, la ribadiscono i parenti degli ospiti.
“Per me – prosegue don Vinicio - era un dovere. Li abbiamo visti crescere, alcuni sono con noi anche da 20 anni. Con il tempo e con i loro genitori abbiamo creato una grande famiglie. A cui dobbiamo attenzione medica e sociale”. È lui il primo a dire ‘grazie’ in realtà. “Ringrazio la famiglia De Angelis e l’Ecoelpidiense che sono stati molto generosi con noi. Ho apprezzato non solo il denaro, che si apprezza sempre – scherza don Vinicio - ma il pensiero. Donare a noi è stato un segnale di vicinanza”.
Aprirla è stata una sfida, tenerla aperta nel tempo è l’obiettivo. “Attraversiamo un periodo di difficoltà. La regione tiene ferme le rette dal 2012, siamo al 2024. Ma gli operatori che lavorano con noi hanno un contratto di qualità, perché garantiscono un ottimo lavoro. Sto ancora penando, ma spero che presto arrivino i fondi, oltre a quelli che ci ha garantito l’Ecoelpidiense”.
La speranza è che altri imprenditori si avvicinino e che il pubblico faccia la sua parte. i sette utenti dovranno diventare in fretta 12, questo già sarà un aiuto, ma anche qui la selezione deve essere puntuale per non sbilanciare gli equilibri. “Chi è qui è fragile, è tra i più fragili, e quindi ha bisogno di un’attenzione maggiore, devono veder riconosciuta la loro dignità. E anche quello che non parla ha un filone che riconosce se gli vuoi bene, lo rispetti e sei collaborativo”.
A gestire la parte sanitaria è Valentina Koxha, direttore sanitario della comunità Sant’Andrea: “E’ stata una sfida aprirla. Ci siamo riusciti. Ma ora la grande sfida è mantenerla aperta e andare avanti. Per far sì che non diventi un istituto e vincolati ai minutaggi dell’assistenza prevista dai parametri. Occorre una grande rete con i medici di base, che sono giovani e collaborano con noi, servono gli specialisti del territorio che la Comunità da sempre sensibilizza. Una rete in cui noi crediamo”.
La visione di don Vinicio ha trovato i partner pragmatici passo dopo passo. “Vi chiedo di tornare anche dopo l’inaugurazione. Non siamo a caso nel centro del apese, in un complesso del paese. Non è un istituto, è una casa”. In cui contribuisce a crescere l’Università di Macerata, non è un caso che il rettore insieme con la professoressa
Ilaria D’Angelo è il volto dell’UniMC, ricercatrice della cattedra di Pedagogia e didattica speciale della professoressa Giaconi. “In questa struttura studiamo e portiamo nuovi percorsi di sviluppo. Partendo dal diritto alla comunicazione, anche dove sembra impossibile. Già solo capire il no e il sì cambia la vita di una persona. Vogliamo costruire percorsi con caregiver, educatori e professionisti. Capodarco è una istituzione, questo progetto sarà per lungo tempo un riferimento. Puntiamo sulla comunicazione alternativa e aumentativa che mira a creare ambienti comunicativi accessibili”
Avere l’università al fianco di Casa Mauro è una garanzia, il rettore e la professoressa, in collegamento, hanno promesso sostegno e soprattutto che saranno presto a Capodarco per visitare la struttura e valutare il lavoro della dottoressa D’Angelo che potrà utilizzare anche la tecnologia.
La chiosa finale di una mattinata di festa è per Francesco De Angelis, il figlio di Mauro a cui è dedicata la struttura. “Mio padre è alla base di quello che noi oggi posiamo condividere. Quanto creato va condiviso, ce lo ha insegnato fin da piccoli”. Poi aggiunge: “Siamo legati al territorio, ci appartiene, capiamo che realtà come quelle di don Vinicio sono un valore aggiunto. Situazioni che nella quotidianità che non conosciamo, poi le vediamo, le affrontiamo ed è in quel momento che capiamo quanto sia importante supportale. Mio padre era molto generoso”.
‘Guardare agli altri e immedesimarsi in loro’ era uno dei motti di Mauro De Angelis. “Don Vinicio ha creato le strutture, lo Stato a volte non basta e allora diamo di più, un’assistenza h24. Il privato fa quello che può. Qui con me, oltre alla mia famiglia, ci sono i soci dell’Ecoelpidiense che hanno vissuto Capodarco da sempre. Mio padre sarebbe stato orgoglioso di questo momento. Per cui gli dico anche io ancora grazie”.
E il grazie più grande è quello di Andrea, uno degli utenti, che a nome di tutti, con il suo linguaggio compreso al meglio dagli operatori, ha sottolineato la bellezza del luogo in cui passerà le sue giornate.